Dopo il polverone sulla cittadinanza onoraria ai figli degli extracomunitari, ora a Schio monta la polemica per il nuovo centro di preghiera musulmano Bangladese nel quartiere di Santa Croce. Il centro religioso, che è in fase di realizzazione nello stabile dell’ex supermercato Despar e per il quale è già stata versata una caparra, sta già dando filo da torcere all’amministrazione comunale sia per la zona prescelta sia per il fatto di non aver pubblicizzato il progetto per evitare che i residenti insorgessero.
‘Nonostante i tentativi di tener nascosta la cosa – spiega Valter Orsi con la sua lista civica Noi Cittadini – ora il segreto si sgretola’. E pur non contrastando il diritto della comunità del Bangladesh ad esercitare la propria religione, Orsi e i suoi condannano fortemente il posto in cui il centro di preghiera sta nascendo e l’alone di segretezza che sembra aleggiare intorno alla nuova struttura religiosa. ‘Il nostro gruppo – sostiene Orsi – ritiene che il luogo individuato non risponda ad alcune caratteristiche necessarie per garantire l’inserimento di questo progetto nel quartiere senza che questo non crei forti disagi ai residenti, disagi che potrebbe ripercuotersi anche nei confronti dei futuri fruitori del centro stesso, tutto questo col rischio di dar vita a forti tensioni sociali. La mancanza di parcheggi pubblici, la viabilità obbligata e la presenza di due plessi scolastici fanno si che un centro di preghiera in quel luogo risulti urbanisticamente fuori luogo’.
Su questo tema si trova d’accordo anche Don Alessandro, che spiega: ‘Ogni comunità ha diritto di pregare in un luogo di culto e di incontro che rispetti le sue esigenze, ma la scelta dell’ex supermercato è molto pericolosa. Non ci sono posti auto, è una zona di alto traffico e di passaggio dei pullman delle scuole. L’unico parcheggio nelle vicinanze è destinato ai confinanti’. La preoccupazione maggiore per Don Alessandro è che il centro di preghiera diventi a tutti gli effetti una miccia per alimentare ulteriormente le già forti tensioni sociali che da tempo pervadono i cittadini italiani di Schio nei confronti degli stranieri. ‘Hanno spiegato – sottolinea Don Alessandro – che il centro deve sorgere lì perché c’è il posto per la scuola coranica per i bambini. Non capisco però perché non possano fare tutto in zona industriale o in un altro luogo e poi i bambini musulmani raggiungono la scuola coranica con il pullmino, come fa la maggioranza dei bambini italiani. Questa scelta – ha concluso – non farà altro che acuire la tensione sociale. L’amministrazione dovrebbe essere previdente evitando di fare cose che generino ancora più tensione’.
Il nuovo centro di preghiera per la comunità del Bangladesh sarà il terzo nella città di Schio ma dovrebbe diventare il secondo, vista la probabile chiusura di quello che ora è un centro di preghiera mussulmano situato all’interno di un condominio e che probabilmente sarà chiuso viste le continue rimostranze dei condomini. Le polemiche però non riguardano solo la zona che sarebbe stata scelta dal Comune come centro religioso, ma anche il fatto di non aver volutamente pubblicizzato la sua realizzazione in totale trasparenza. ‘La segretezza con la quale si porta avanti questa operazione – spiega Orsi – sta creando timori nella cittadinanza proprio per l’alone di mistero che si è cercato di tenere. Alcune voci dicono che il Comune ha tenuto il segreto per impedire così ai residenti di intervenire per tempo nella realizzazione di un progetto che di fatto cambierà il modo di vivere dell’intera zona’.
La parola spetta all’Amministrazione Comunale. E’ infatti suo il compito della trasformazione urbanistica della zona, da area commerciale a luogo di culto. ‘Invito il Sindaco Dalla Via – conclude Orsi – ad una valutazione molto approfondita della questione e ad una apertura di dialogo con la cittadinanza e con le realtà associative e religiose presenti nel quartiere’.
A rispondere a Valter Orsi è stato l’assessore Roberto Dall’Aglio che ha dichiarato: “Come già comunicato allo stesso Orsi, al momento non è arrivata nessuna richiesta al Comune. Se arriverà sarà esaminata e valutata (non è possibile fare altrimenti!) seguendo i criteri previsti dal nostro Piano Regolatore Generale”.
Anna Bianchini