Saranno almeno una trentina le aziende e gli enti locali del bacino Astico-Bacchiglione coinvolti in LIFE Svolta Blu, il nuovo progetto di gestione efficiente delle risorse idriche e di ricarica artificiale delle falde ideato dall’Ipa – Intesa Programmatica d’Area dei Comuni Alto Vicentino e presentato il 12 luglio presso la sede vicentina di Viacqua. Il numero dovrebbe crescere nei prossimi anni, implicando aziende agricole e industriali ed enti pubblici di tutta la provincia. Per poi replicare a lungo termine il progetto a livello regionale, nazionale ed europeo. Secondo le prime simulazioni, si arriverà a recuperare 200mila metri cubi d’acqua ogni anno e ad emettere 40 certificati di impronta idrica.
Tra le aziende vicentine aderenti ci sono Cereal Docks, Fitt, Marzotto, Mastrotto Group. Grande interesse arriva anche dai settori agricolo (Coldiretti) e delle cave (Associazione Regionale Albo dei Cavatori del Veneto).
Il progetto ha un budget di 2.025.510 euro, di cui 1.215.306 euro (60%) finanziato dal programma comunitario europeo LIFE, con avvio il 1° ottobre 2024 e durata di 40 mesi fino al 31 gennaio 2028. Gli attori principali sono Viacqua (capofila), ANBI Veneto, il Consorzio di Bonifica Alta Pianura Veneta, la Fondazione Palazzo Festari – Intesa Programmatica d’Area Alto Vicentino, i dipartimenti ICEA (Ingegneria Civile Edile e Ambientale) e TESAF (Territorio e Sistemi Agro-Forestali) dell’Università di Padova, l’organismo di certificazione dell’Agenzia Veneta per l’innovazione nel settore primario CSQA con sede a Thiene.
La logica di LIFE Svolta Blu è incentivare il consumo sostenibile della risorsa più preziosa, l’acqua. Che, pur essendo molto presente nel territorio vicentino, è sempre più sottoposta a stress causato sia dai cambiamenti climatici in corso sia dall’utilizzo ancora non efficiente dell’acqua da parte di moltissimi utenti, siano essi privati cittadini o aziende dei più diversi settori o enti pubblici. Tant’è che il livello medio della falda freatica vicentina è sceso di un metro e mezzo nel corso degli ultimi settant’anni, come ampiamente documentato dalle rilevazioni tecniche. «È in corso un progressivo depauperamento della falda che alimenta i consumi idrici di circa un milione di persone in provincia di Vicenza e Padova», osserva Alberto Piccoli, direttore generale di Viacqua. «Occorre una grande collaborazione tra attori diversi del territorio. A tal proposito, sottolineo che questo non è un progetto infrastrutturale, bensì dì sviluppo condiviso della governance per la gestione della risorsa acqua». Gli fa eco il presidente di Viacqua, Federico Ginato: «Serve trovare un equilibrio tra la necessità di acqua sufficiente e di alta qualità per l’approvvigionamento umano, il fabbisogno delle attività agro-industriali e artigianali e il mantenimento degli ecosistemi naturali. Lo stress idrico è proprio il disallineamento tra l’uso della risorsa all’interno di un bacino idrografico e la capacità del sistema di rigenerarla, che nel nostro territorio è un tema sempre più urgente».
L’obiettivo per i prossimi quattro anni è sviluppare e validare un sistema locale di governance della risorsa idrica su base volontaria, usando non solo denaro pubblico, ma coinvolgendo appunto anche soggetti privati che potranno scambiarsi crediti idrici per promuovere azioni di risparmio e conservazione dell’acqua. Il sistema di scambio, da mettere a punto attraverso la necessaria valorizzazione economica dei crediti, dovrebbe essere per certi versi simile a quello dei crediti di carbonio già esistente e regolamentato. Ma meno finanziarizzato, e soprattutto gestito a livello locale. «Lo scambio di crediti di carbonio ha permesso di mobilitare risorse private per finanziare progetti di riduzione dell’impronta carbonica e ha contribuito ad incrementare la consapevolezza delle aziende e dei cittadini rispetto all’importanza di misurare e ridurre le emissioni climalteranti», spiega Paolo Gurisatti, direttore di Fondazione Palazzo Festari – Ipa Alto Vicentino. «Allo stesso modo, nel progetto LIFE Svolta Blu, chi investe in azioni di risparmio idrico o di accumulo e ricarica delle falde distribuite sul territorio potrà generare “crediti blu” e immetterli in un mercato volontario nel quale chi utilizza l’acqua e intende ridurre la propria impronta idrica potrà acquistarli».
Nella prima fase del progetto, con il contributo del dipartimento ICEA dell’Università di Padova, verrà computato il bilancio idrico del territorio vicentino per avere una stima attuale e futura della risorsa idrica realmente disponibile. E poter così sviluppare una pianificazione sostenibile dei diversi approvvigionamenti, tenendo conto anche degli impatti dei cambiamenti climatici in corso. Si mapperanno oltre trenta realtà tra enti locali e aziende di vari settori, tra cui l’agricoltura che è il principale utilizzatore di acqua nel territorio vicentino. Serviranno formazione e sensibilizzazione degli operatori. Per poi arrivare, con il supporto di università ed enti certificatori, a definire parametri standard per la creazione dei crediti idrici e l’attribuzione del relativo prezzo.
Specifica Irene Grigoletto di CSQA: «Preliminarmente a qualsiasi miglioramento nella gestione idrica è necessaria un’analisi oggettiva dello stato attuale dei consumi e degli impatti ambientali correlati all’acqua, secondo la norma ISO 14046. Il nostro ruolo sarà legato alla verifica del calcolo di tali impatti e dell’applicazione delle buone pratiche tecnico-gestionali e di distretto».
Un appoggio convinto ed entusiasta al progetto è espresso dall’Associazione Regionale Albo dei Cavatori del Veneto. Il presidente dell’Albo Marco Vaccari e la responsabile dell’Associazione Valentina Gonzato dichiarano che diversi operatori dell’Alto Vicentino sono pronti a fare la loro parte: «I siti dio cava, una volta esauriti, possiedono una naturale vocazione per trattenere, accumulare e infiltrare le acque di piena dei corsi d’acqua e le acque non utilizzate per l’irrigazione nei periodi invernali. I bacini di cava localizzati nelle zone di ricarica hanno anche tutte le caratteristiche per poter ospitare delle aree forestali di infiltrazione delle acque per conservare in falda le acque che altrimenti andrebbero perdute. Alcuni nostri imprenditori si sono messi subito a disposizione per realizzare dei progetti pilota nelle loro cave nell’Alto Vicentino, che costituiranno inoltre un modello generale che potrà essere poi studiato e replicato in tutto il Veneto».

Federico Piazza

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