Una serata di arte autentica, con una cantante vera, ha riempito Villa Clementi di fan di tutte le generazioni, che hanno cantato a squarciagola i successi di Irene Grandi. Un concerto intenso, fatto dei suoni moderni del suo blues, di cui dimostra amore quando, cantando, lo balla come se lo pregasse. Ma anche fatto di successi passati e cover di grandi della musica italiana, che l’hanno formata e quasi marchiata a vita: da Mina a Lucio Battisti a Pino Daniele. Impossibile non ricordare questo grande artista partenopeo scomparso quando Irene Grandi ha cantato con la sua unica voce “Se mi vuoi”.

Un pubblico attento ha partecipato ad uno dei tanti eventi di qualità del cartellone Amalo Festival, curato dall’assessore Silvia Berlato, che ha presentato personalmente il concerto, accanto al Presidente del Consiglio Regionale Roberto Ciambetti. Quest’ultimo si è congratulato con l’amministrazione Marsetti per la crescita culturale del paese dell’Alto Vicentino, che sabato sera ha portato “in casa” ospiti provenienti anche da fuori regione per vedere una cantante dalla carriera lunga, felice e variegata. Irene Grandi è considerata dalla critica che conta una delle voci più amate nel panorama italiano. Decenni di successi discografici, canzoni ormai divenute patrimonio comune e collaborazioni prestigiose: da Vasco a Jovanotti, da Ramazzotti a Stefano Bollani. Oggi, al suo fianco, siede Stewart Copeland, già famosissimo batterista dei Police e musicista di levatura internazionale.

Il pubblico l’ha applaudita a lungo, questa cantante che ha appena compiuto trent’anni di carriera, in un mondo musicale fatto di meteore che, grazie ai talent, riescono a riempire subito gli stadi ma durano solo qualche anno. Irene Grandi ha fatto gavetta nei “localini”, come li ha chiamati lei sul palco, crescendo piano piano e affermandosi con l’autorevolezza di chi ha la voce di una che ti fa venire i brividi anche sotto le piante dei piedi e la musica nel sangue. Tutto dimostrato dal vivo a Malo, cantando cover del calibro di “Il tempo di morire” di Battisti, “E Poi”, un omaggio a Mina, reinterpretato in chiave blues. (La canzone è del 1973, scritta da Shel Shapiro e Andrea Lo Vecchio). “Sono cresciuta ascoltando questa grande cantante italiana, che è stata la mia prima fonte di ispirazione – ha raccontato tra un brano e l’altro – . Ho avuto poi la fortuna di avere accanto artisti che negli anni mi hanno seguita e hanno creduto in me”. E ancora “Baby Can I Hold You Tonight”, canzone d’amore mozzafiato di Tracy Chapman.

L’uragano Irene Grandi si è “data” al pubblico con il sorriso tipico di quel suo ottimismo, che l’ha resa negli anni un’esploratrice curiosa, facendola trasformare in continuazione. A Malo, la sua maturazione artistica ha colpito tutti coloro che erano abituati alla ragazza rock con gli anfibi, portavoce di una generazione di ribelli. Una donna che trent’anni dopo è ancora in grado di mettersi in gioco con il suo nuovo singolo, che racconta un percorso di evoluzione tutto femminile. Una produzione che preannuncia un nuovo album e che descrive la fierezza di chi è arrivato all’accettazione di sé stesso, con pregi e difetti. Un percorso interiore che arriva solo quando smetti di lottare con le contraddizioni, che invece sono le sfumature e gli spigoli che rendono unico ogni essere umano. “In ‘Fiera di me’ ci sono tutte le donne che ho dentro: c’è quella più giovane, quella ferita, quella matura che vorrei diventare. Credo tanto nel sostegno delle donne: quando superano la competizione, possono dare solidarietà vera. Dobbiamo essere tutte più fiere di noi”.

Quindi il saluto al pubblico maladense con “Bruci la Città”. Tutti la aspettavano per cantarla e ballarla come un inno di gioia dopo una gran bella serata. Sembra paradossale che l’anno in cui uscì questo grande pezzo, Pippo Baudo non lo volle a Sanremo.

Natalia Bandiera

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