di Federico Piazza

Produzione e vendite delle piccole e medie imprese manifatturiere dell’Alto Vicentino sono mediamente in calo del 20% nella prima metà del 2024. Le contrazioni variano dal 5-10% al 40% a seconda di aziende e settori. Stefano Brunello, presidente del Mandamento Alto Vicentino di Apindustria Confimi Vicenza, ha fatto il punto sulla situazione in occasione dell’assemblea pubblica presso il Polo Universitario di Vicenza in cui l’associazione provinciale delle Pmi ha celebrato cinquant’anni di attività.
Diversi fattori pesano sulla manifattura.
«La geopolitica con le varie situazioni di crisi nel mondo che si riflettono su tanti mercati internazionali, il forte rallentamento dell’economia tedesca, le difficoltà di alcuni settori come l’automotive europeo che è fermo da un anno e mezzo, i tassi di interesse alti della Bce che non aiutano gli investimenti, la fine del Superbonus che sta colpendo la filiera industriale dell’edilizia, i molti clienti che stanno adottando strategie molto prudenti di approvvigionamento e di gestione del magazzino», enuncia Brunello. Che non si dice sorpreso: «Già dall’autunno scorso sapevamo che i primi sei mesi del 2024 sarebbero stati duri, ovviamente alcuni settori lo hanno sentito prima di altri”. La fiducia in prospettiva però non manca: «Tutti aspettano di ripartire, ma in questo momento le imprese fanno molta attenzione agli investimenti perché la situazione è troppo incerta».
Il Mandamento Alto Vicentino di Apindustria Confimi conta circa 200 aziende, soprattutto metalmeccaniche.
«È il più numeroso della provincia», precisa Brunello, che dopo dieci anni è a fine mandato e coglie l’occasione per ringraziare l’Associazione per la fiducia accordata e tutti gli imprenditori che lo hanno supportato. Tre solo le questioni importanti che sottolinea per le aziende locali: la formazione scolastica tecnico-professionale, l’attrazione di forza lavoro da altri territori e la viabilità. «Bene l’aumento delle ore di laboratorio negli istituti tecnico-professionali, ma l’aiuto economico delle aziende per le attrezzature non è sufficiente, servono più fondi pubblici. La questione demografica – prosegue Brunello – si rifletterà sempre più sul mercato del lavoro, dove c’è il problema del ricambio generazionale per molte figure professionali di cui abbiamo bisogno, addetti macchine in primis. Servono lavoratori dal Sud Italia e dall’estero, ma servono anche politiche abitative perché in zona non si trovano case a prezzi abbordabili e i privati spesso non si fidano ad affittare per il rischio di morosità degli inquilini. I Comuni di Schio e Thiene hanno individuato alcune centinaia di alloggi che possono essere recuperati e messi a disposizione, occorre lavorare sulle prestazioni di garanzie». Mentre per il miglioramento della viabilità il focus è sulla bretella Schio-Thiene e sul collegamento Thiene-Gasparona, con l’auspicio inoltre che siano riviste le tariffe della Superstrada Pedemontana e che si riprenda quanto prima il progetto della Valdastico Nord.
Le questioni dell’impatto delle trasformazioni demografiche sul mercato del lavoro e dell’innovazione tecnologica per la transizione digitale e ambientale sono state gli argomenti principali dell’assemblea di Apindustria Confimi Vicenza.
Sentitissimo innanzitutto il tema della carenza di manodopera e dell’avvicinamento dei giovani al mondo del manifatturiero.
«Puntiamo sempre di più all’orientamento scolastico e professionale», dichiara il presidente di Apindustria Confimi Vicenza, Mariano Rigotto, che a tal proposito ricorda anche «il successo del progetto Girls&Science promosso dal nostro Gruppo Donne Imprenditrici, che ha fatto appassionare alle materie STEM centinaia di studentesse che hanno partecipato a oltre 40 laboratori, dalla robotica alla programmazione, dalla bioedilizia alla moda sostenibile. Sul fronte della carenza di manodopera stiamo cercando anche soluzioni innovative, come ad esempio il percorso di formazione per i richiedenti asilo e protezione internazionale attivato in stretta sinergia con Caritas diocesana e con il contributo della Camera di Commercio e della Banca delle Terre Venete».
Sui temi prettamente economici all’assembla di Vicenza sono intervenuti in collegamento esterno il ministro dell’economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti e il ministro delle imprese e del Made in Italia Adolfo Urso. Quest’ultimo ha sottolineato il piano Industria 5.0 per l’innovazione tecnologica delle imprese, con un budget di 13 miliardi di euro di crediti fiscali per il biennio 2024-2025.
«Ciò significa facilitare decine di miliardi di investimenti delle imprese, con un impulso anche alla produzione nazionale dei macchinari che servono», ha osservato il ministro. «Il governo ha poi stanziato 3,5 miliardi per i contratti di sviluppo, 2,5 miliardi per la produzione di tecnologie green secondo il Net-Zero Industry Act Ue, 1 miliardo per le filiere tradizionali del Made in Italy, l’aumento di 1 miliardo del fondo per la microelettronica e dei fondi per i grandi programmi europei Ipcei».
Le piccole e medie imprese italiane tra i 10 e 240 dipendenti e i 2 e 50 milioni di fatturato sono oltre 233mila (dati Istat 2022). Secondo la Ricerca 2023-2024 dell’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI del Politecnico di Milano, il 65% dichiara di investire intensamente nella transizione digitale in tutte o almeno in alcune aree dell’azienda. E il 33% ha aumentato gli investimenti. Ma il 34% ravvisa problemi di mancanza di competenze adeguate, mentre il 28% denuncia un eccesso di burocrazia nei programmi di supporto. Per quanto riguarda la transizione green, il 76% delle Pmi dichiara di ritenere prioritario perseguire obiettivi di sostenibilità ambientale e il 57% cerca di farlo impiegando strumenti digitali (twin transition: digitale e ambientale). Le soluzioni digitali più diffuse per la transizione green delle Pmi sono quelle relative alla produzione di energia sostenibile, alle procedure e certificazioni per la gestione ambientale e alla tracciabilità delle materie prime lungo la filiera.
Sugli investimenti green delle Pmi commenta il presidente Rigotto:
«I cambiamenti climatici sono sotto gli occhi di tutti e vanno adottate delle contromisure. Ma occorre una pianificazione che consenta la sostenibilità finanziaria e industriale di questa transizione per le imprese, garantendo a queste ultime dei tempi e dei modi sostenibili per adattare i propri processi e prodotti ai nuovi paradigmi. Per questo motivo, come Associazione abbiamo giù tenuto decine di eventi, e ne faremo molti altri, sulla sostenibilità ambientale e sull’implementazione dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda ONU 2030».

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