L’Italia non è un Paese per genitori, che, sempre più in bilico tra preoccupazioni e stanchezza, si sentono schiacciati e confusi, investiti da un eccesso di informazioni e lasciati spesso soli.

Questa la fotografia che emerge da “Le sfide della genitorialità”, il nuovo report realizzato da QUID+, la linea editoriale a marchio Gribaudo – Idee Editoriali Feltrinelli dedicata al tempo di qualità di genitori e figli rivolta ai bambini da 0 a 7 anni, che ha coinvolto oltre 3.000 genitori ( il 56% dei genitori che ha risposto al questionario ha un’età compresa tra i 30-40 anni, seguiti dal 37% circa di genitori ultraquarantenni). Ne parliamo in occasione della Giornata dei Genitori il 1 giugno

INVESTITI DA CRESCENTI PREOCCUPAZIONI
Uno degli elementi chiave emersi dal report, costruito, domanda dopo domanda, per tracciare un ritratto dei genitori italiani, è infatti lo stato di incalzante preoccupazione in cui si trovano i genitori italiani. Il 77% dei partecipanti pensa che i genitori di oggi vivano in ansia per le difficoltà finanziarie, ma anche organizzative, legate direttamente alla gestione della famiglia.

«Siamo genitori equilibristi, figli di generazioni che hanno certamente vissuto contesti molto diversi dai nostri; genitori in un mondo in cui è spesso essenziale e vitale per entrambi lavorare a tempo pieno. Siamo adulti che sentono il bisogno di stare il più possibile vicini ai propri figli, dando loro il meglio, offrendo quante più possibili occasioni di crescita ma, allo stesso tempo, genitori che si scontrano con l’impossibilità economica e organizzativa di gestire tutto», sottolinea Sara Ghirelli, Parent Coach, uno degli esperti di QUID+ che ha analizzato le risposte del report.

LA SOLITUDINE DEI GENITORI
Il ruolo dei genitori è nettamente cambiato negli ultimi decenni, nel segno di una maggiore parità di genere e una crescente condivisione delle responsabilità parentali. Tuttavia, quando questa collaborazione manca, il sostegno della famiglia tradizionale, specialmente dei nonni, diventa sempre più fondamentale. L’8,6% degli intervistati ha sottolineato la propria solitudine, sottolineando una tendenza all’isolamento sociale. Questo rischio è amplificato nelle famiglie monoparentali, una sfida significativa per il tessuto sociale italiano. Per Barbara Franco, autrice e ideatrice di QUID+, questo è un chiaro segnale: «Nell’epoca dei social media, di “tutti che sanno tutto di tutti”, la solitudine sta dilagando, anche tra le famiglie, che sono per antonomasia il nucleo fondante della società, nucleo intimo di relazione e condivisione. Abbiamo lanciato questo nuovo questionario rivolto a genitori proprio per comprendere come si sentano nel proprio ruolo genitoriale: una sorta di termometro per misurare il “ben-essere” di madri e padri oggi. In pochi mesi sono arrivate circa 3.000 risposte, a conferma che si tratta di un tema estremamente sentito. Scorrendo le percentuali delle risposte alle diverse domande, il mio occhio di mamma è caduto subito su quella più elevata di tutto il questionario: il 96% dei genitori che hanno risposto a questa indagine sono mamme. Un dato che ci restituisce una fotografia, limpida e cristallina del ruolo della donna nell’attuale famiglia italiana, all’interno della quale la figura genitoriale della mamma, nonostante i cambiamenti sociali del modello tradizionale di famiglia, rimane il fulcro portante. Una considerazione che acquista un valore ancora maggiore se si tiene conto del fatto che quella di oggi è sempre più una mamma “multitasking”».

IN CERCA DI SOSTEGNO
Dal sondaggio emerge come ancora solo il 58% dei genitori riceva un supporto da parte del proprio partner nella crescita dei figli. Condividere il carico educativo con adulti esterni al nucleo familiare più stretto può risultare faticoso e generare una situazione conflittuale ma alla lunga porta a grandi benefici. Tra i tanti, la creazione di un ambiente più stimolante e vario per il bambino e più tempo libero personale per i genitori. Quasi la metà dei genitori (44%) afferma di essere alla costante ricerca di un equilibrio tra le esigenze lavorative e il desiderio di offrire il meglio ai propri figli. È vero, i bambini hanno bisogno di vivere esperienze stimolanti, ma, secondo le neuroscienze, tutto ciò di cui hanno piena necessità è un senso di protezione, sicurezza e comprensione da parte degli adulti. È per questo che una comunità coinvolta e solidale attorno ai genitori può fare la differenza. «La diversità di stili educativi è utile e arricchente. Studiosi, psicologi e pedagogisti infatti dibattono ogni giorno su questi temi, e nessuno ha ancora trovato la ricetta perfetta in educazione. Forse è proprio per questo che “per educare un bambino ci vuole un villaggio”», sostiene Nicola Tomba, esperto in Scienze e Tecniche di Psicologia Cognitiva.

LA GESTIONE DEL SONNO E DELLA RABBIA E ALTRE SFIDE
Per il 44% dei genitori italiani la sfida principale nel crescere un figlio è la gestione dei capricci e della rabbia, seguita dall’educazione al sonno (25.4%). Affrontare le crisi emotive dei bambini può essere difficile, specialmente quando manca il supporto o quando si viene condizionati da giudizi esterni. Tuttavia, comprendere le necessità implicite dei bambini dietro le loro difficoltà e adottare approcci educativi basati sulla comprensione e sull’accoglienza delle emozioni può aiutare a vivere queste situazioni in maniera costruttiva. Allo stesso modo, la gestione del sonno autonomo presenta ostacoli significativi per i genitori, che spesso si trovano a fronteggiarne le conseguenze anche sui propri cicli di riposo. Comprendere la fisiologia del sonno infantile e adottare abitudini sane può contribuire a mitigare queste difficoltà e a favorire il benessere generale di bambini e famiglie. «La genitorialità regala momenti di grande soddisfazione, ma può presentare svariate sfide legate alla crescita psicofisica dei bambini. Anche se ciascuna famiglia affronta questi passaggi con un personale livello di turbamento, è normale sperimentare momenti di frustrazione, sino ad arrivare a veri e propri mental breakdown. È importante, allora, recuperare qualche nozione teorica che non promette di eliminare il problema, ma aiuta a far luce sui bisogni impliciti dei bambini, che si nascondono dietro alle loro difficoltà. Le situazioni più complesse da gestire per i genitori sembrano essere quelle legate al cambiamento e alla spinta evolutiva che conduce i piccoli verso l’autonomia e l’autodeterminazione», afferma Sabrina Verzelletti, Psicologa clinica e di area neuropsicologica.

DESIDERANDO TEMPO PER SÉ, SENZA SENSI DI COLPA
La stragrande maggioranza dei genitori intervistati (71.5%) non riesce a ritagliarsi sufficiente tempo per coltivare i propri interessi. Essere genitori è un impegno che richiede dedizione ed energie, un viaggio quotidiano di crescita accanto ai propri figli. Resta di grande importanza il valore del tempo da dedicare a se stessi, non solo per il proprio benessere psicofisico, ma anche per migliorare la qualità delle relazioni familiari. «Una risposta alla “carenza” di tempo che i genitori hanno a propria disposizione può essere quella di provare a conciliare il proprio tempo con quello dei figli. Che cosa significa? Vuol dire semplicemente coinvolgere i propri figli, renderli partecipi dei nostri interessi e delle nostre passioni, condividere con loro le cose che amiamo fare e che ci fanno stare bene dallo sport, alla lettura, all’arte…», spiega Antonella Dogliatti, maestra nella scuola dell’infanzia.

LA NECESSITÀ DI PARENT TRAINING
Il sondaggio evidenzia, infine, che quasi il 40% dei genitori desidera maggiori sostegni economici o una riduzione dell’orario lavorativo per migliorare la qualità del proprio ruolo. Allo stesso tempo, il 22% ritiene importante avere più occasioni di formazione sulla genitorialità, mentre il 18% vorrebbe una maggiore condivisione degli obiettivi educativi. Questi dati riflettono la persistente percezione di “mancanza di tempo” da parte di un terzo delle persone occupate con figli, influenzando i rapporti genitore-figlio. Emerge quindi l’esigenza di una genitorialità consapevole, che privilegi la qualità del tempo trascorso con i figli e favorisca una maggiore attenzione agli scambi relazionali significativi. Quelli che sembrano mancare sono soprattutto i momenti di formazione che spingano a diventare genitori più consapevoli, perché «l’obiettivo non è diventare genitori perfetti, è proprio dagli errori e dalla riparazione relazionale degli stessi che si apprende, ma diventare più consapevoli delle emozioni che la responsabilità educativa della genitorialità suscitano in ciascuno, trovando un modo differente di reagire all’emotività che permetta di mantenere una relazione positiva, attivando prima in sé stessi quel comportamento che si desidera osservare nel proprio figlio» conclude Laura Carai, Terapista della Neuropsicomotricità dell’età evolutiva.

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