L’ecografia ostetrica ha fatto passi da gigante, arrivando a ottenere un’alta definizione dell’immagine del feto, colorata e tridimensionale.
L’innovazione più recente, proposta dell’Ulss 2 trevigiana, si spinge oltre: si tratta di un sistema che trasforma l’immagine ecografica in un plastico a tre dimensioni e permette a genitori ipovedenti di vivere un’esperienza sensoriale, toccando la forma del volto del futuro figlio.
L’idea è venuta alcuni anni fa al dottor Alberto Rossi, responsabile della Diagnostica Prenatale dell’Ostetricia e Ginecologia di Conegliano e di Montebelluna, ispirata agli studi sulle malformazioni cardiache che utilizzavano plastici di cuori in 3D.
La procedura consiste nel collegare una stampante tridimensionale al sistema che consente la realizzazione delle immagini fetali ottenute dall’ecografia, passando quindi dalle immagini a modelli reali e concreti al tatto.
La realizzazione gratuita di volti fetali viene realizzata da una ditta specializzata, ed è possibile grazie a una donazione effettuata dal Rotary Treviso.
Secondo studi recenti, l’ecografia tridimensionale sembra avere una capacità maggiore rispetto a quella tradizionale nell’incrementare il legame tra la madre e il bimbo, perché indurrebbe la donna a cambiare il proprio stile di vita dopo aver visto l’immagine, ad esempio migliorando la dieta e interrompendo attività dannose per feto, quali il fumo o l’assunzione di alcool.
“Quest’iniziativa intrapresa dal dottor Rossi viene realizzata in pochi ospedali italiani – spiega il direttore generale dell’Ulss 2, Francesco Benazzi -, ed è importante quindi ricordare che esiste, perché fornisce un importante contributo all’umanizzazione del percorso nascita”.
Ansa