Poche ore di freddo nel periodo invernale, carenza di acqua, cracking, riduzione della produttività, scarsa propensione al rinnovamento, eventi climatici estremi. Sono alcune delle cause del drastico calo delle rese produttive del ciliegio in Italia. Di come risolvere queste problematiche e della situazione internazionale della coltura si è parlato nel Biosolutions International Congress sul tema “Quali Biosolutions per ciliegie di qualità”, organizzato da Agri2000 Net nel corso di Macfrut, alla presenza di oltre 200 operatori del settore. “Il ciliegio è una coltura di grande interesse a livello mondiale e, dove realizzata con tecniche ottimali, in grado di dare grandi soddisfazioni a tutta la filiera. Il Cile è il paese guida per innovazione e per ritmi di crescita delle superfici, la Turchia è il maggiore produttore storico, l’Italia vuole riconquistare una sua leadership attraverso modifiche nelle tecniche produttive ed organizzative”, ha detto Camillo Gardini di Agri2000 Net, coordinatore del Biosolutions International Event e moderatore dell’incontro. “Le biosolutions, per la crescente domanda di sostenibilità, per l’acuirsi delle problematiche biotiche ed abiotiche e delle richieste del consumatore, possono diventare ‘perno’ fondamentale per impostare linee tecniche innovative capaci di rendere la coltivazione del ciliegio sempre più profittevole per i produttori agricoli del mondo”, ha aggiunto. Per l’Italia del nord è intervenuto Stefano Lugli, fondatore di Sl Fruit Service, “la partita si giocherà sempre più verso un unico obiettivo, l’alta qualità: frutti di calibro prevalentemente di almeno 28mm, consistenza della polpa superiore a 70 ID, dolcezza non inferiore a 18 °Brix, buon livello di acidità per esaltarne l’aroma”.
Sempre meno ciliegie e a peso d’oro
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