Nonostante un quadro economico complesso, le aziende della provincia di Vicenza, seppur in misura minore rispetto al recente passato, è pronta a continuare gli investimenti, anche se l’incertezza sui tassi di interesse rappresenta un significativo ostacolo. La crescita dei tassi, infatti, sta contribuendo, assieme ad una situazione economica congiunturale tra le più difficili del post-COVID per la manifattura italiana, a mettere un freno all’entusiasmo imprenditoriale, rallentando decisioni strategiche per il futuro.
La 14ª edizione dell’indagine “Il Mercato del Credito nella provincia di Vicenza”, realizzata da Confindustria Vicenza, offre uno spaccato dettagliato sul rapporto banca-impresa nel 2023, con proiezioni per il 2024. La rilevazione, effettuata nei mesi di febbraio e marzo 2024, ha coinvolto 269 aziende di vari settori e dimensioni, fornendo un campione rappresentativo del panorama industriale vicentino.
Il Vicepresidente di Confindustria Vicenza con delega a Credito, Finanza ed Equity, Roberto Spezzapria, commenta: “Stiamo assistendo a un graduale ritorno alle condizioni di normalità dopo le anomalie riscontrare a causa della pandemia. Un segnale rassicurante che emerge chiaramente dai nostri grafici. Tuttavia, non possiamo ignorare alcuni elementi di preoccupazione”. Infatti, il 60% dei rispondenti non ha richiesto nuovi affidamenti nel corso dell’ultimo anno, un fenomeno che influenzato dall’aumento dei tassi di interesse e da un rallentamento generalizzato degli investimenti.
Spezzapria aggiunge: “Questo calo nella richiesta di credito non deve essere visto necessariamente come un segnale allarmante, ma come parte di un processo fisiologico legato alla solida struttura patrimoniale delle nostre imprese, che beneficiano ancora di un florido 2022 e di anni precedenti di sostanziali affidamenti ancora in corso“.
L’indagine ha quindi esplorato nello specifico come l’attuale livello dei tassi di interesse stia influenzando le scelte strategiche delle aziende. Circa il 47% delle imprese intervistate ha indicato che l’incremento dei tassi non ha alterato le loro decisioni strategiche. Tuttavia, per il 48% degli intervistati, il rialzo dei tassi avrà conseguenze significative: il 26% prevede di ridurre gli investimenti nel 2024, il 12% potrebbe dover estinguere o probabilmente estinguere alcuni finanziamenti a causa dell’eccessivo onere finanziario, e il 10% sta considerando l’adozione di canali alternativi al credito bancario.
Riguardo al futuro, il Vicepresidente esprime una certa cautela: “L’attesa di un taglio dei tassi da parte della BCE che non si è ancora concretizzato sta portando a un aumento dell’attendismo, influenzando la decisione di riprendere gli investimenti“.
Previsioni per il 2024:
Nel corso dell’anno corrente, i nuovi finanziamenti che le aziende richiederanno saranno destinati a diversi obiettivi strategici. Il 45,4% intende utilizzare questi fondi per la realizzazione di nuovi progetti di investimento e innovazione, sottolineando un’attiva ricerca di crescita e sviluppo.
Il 17,8% dei finanziamenti sarà indirizzato alla gestione dei fabbisogni correnti, “percentuale che offre l’indicazione di diverse condizioni delicate, perché finanziamenti sui flussi correnti sono spesso indicative di difficoltà nella gestione ordinaria”, spiega Spezzapria.
Significativamente, il 17,1% dei finanziamenti sarà utilizzato per orientare le attività aziendali verso investimenti sostenibili, conformi ai criteri ESG (Environmental, Social, and Governance), evidenziando un crescente impegno verso la responsabilità sociale e ambientale.
Guardando al futuro, circa il 26% delle imprese valuta l’opzione di aprire il proprio capitale a investitori finanziari, come fondi di private equity, esplorando nuove possibilità per l’acquisizione di capitali freschi e ulteriori espansioni. Tuttavia, la maggioranza (64%) delle aziende esclude questa possibilità, preferendo mantenere le attuali strutture di proprietà, mentre il 6% considera questa opzione come una probabilità, lasciando aperte le porte a future evoluzioni nel loro approccio finanziario.