È stata sviluppata una guida aggiornata sull’ADHD, o disturbo da deficit di attenzione e iperattività, che colpisce maggiormente i bambini ed è caratterizzato da livelli invalidanti di disattenzione, disorganizzazione, iperattività e impulsività, cosi’ da aggiornare le linee guida dell’American Academy of Pediatrics e informare la pratica clinica. Le nuove linee guida, pubblicate sulla rivista Pediatrics, sono state tracciate dai ricercatori del Southern California Evidence Review Center, che fa parte della Keck School of Medicine dell’USC. Ogni anno vengono divulgati centinaia di studi sull’ADHD, ma sono necessari ulteriori approfondimenti per garantire che queste scoperte migliorino la vita delle persone. In generale, gli scienziati hanno scoperto che sia i farmaci che i trattamenti psicosociali funzionano per il trattamento dell’ADHD e che i bambini affetti da questa patologia possono migliorare.
“Abbiamo più ricerche che mai sull’ADHD, ma dobbiamo riassumerle in modo affidabile e valido”, ha dichiarato Susanne Hempel, professoressa di scienze cliniche di popolazione e salute pubblica presso la Keck School of Medicine e direttrice del Southern California Evidence Review Center, che ha supervisionato il lavoro. Il gruppo di ricerca, che comprende ricercatori del Southern California Evidence-based Practice Center, della divisione di psichiatria infantile della Keck School of Medicine e del Children’s Hospital Los Angeles Behavioral Health Institute, ha esaminato più di 23.000 pubblicazioni sull’ADHD. Il lavoro è stato commissionato dall’Agency for Healthcare Research and Quality e finanziato dal Patient-Centered Outcomes Research Institute. I risultati rispondono a grandi domande volte a identificare cosa è utile per diagnosticare e trattare efficacemente l’ADHD e indicano le lacune in corso nella ricerca, tra cui il modo più efficace per monitorare la progressione della condizione nel tempo. I medici selezionati dall’American Academy of Pediatrics utilizzeranno ora la revisione per creare linee guida cliniche aggiornate che informino le migliori pratiche nella cura dell’ADHD in tutta la nazione.
Prima di iniziare la revisione della letteratura, la squadra di ricerca ha sviluppato le domande e i protocolli in collaborazione con esperti di ADHD del settore, per assicurarsi di porre e rispondere a domande che potessero essere di beneficio diretto a pazienti, famiglie e operatori del settore. Durante il processo, i ricercatori hanno anche pubblicato i risultati preliminari e hanno accolto i commenti, in un periodo di 45 giorni. I ricercatori hanno condotto una ricerca approfondita che non si è limitata agli strumenti diagnostici o agli approcci terapeutici già noti per la loro efficacia. Da oltre 23.000 pubblicazioni, i ricercatori hanno selezionato 550 studi per l’analisi finale. I lavori sono stati selezionati se soddisfacevano i rigorosi criteri di inclusione dell’equipe, che davano la priorità a disegni di studio rigorosi, come le ricerche controllate randomizzate. Per la diagnosi dell’ADHD sono disponibili molti strumenti, tra cui scale di valutazione per genitori e insegnanti, auto-rapporti dei pazienti, test neuropsicologici, approcci EEG, imaging, biomarcatori, monitoraggio delle attivita’ e osservazione. Per i diversi approcci, i ricercatori hanno riscontrato una sostanziale variazione dei risultati, con alcuni studi che indicavano che un determinato metodo era altamente efficace e altri che indicavano che le prestazioni erano scarse.
“Stiamo migliorando la diagnosi dell’ADHD, ma la ricerca è ancora caratterizzata da molte variazioni”, ha sottolineato Hempel. Molti trattamenti per l’ADHD sono stati rigorosamente testati, creando una solida base di evidenze per i farmaci, compresi gli stimolanti e i non stimolanti, e per gli approcci psicosociali, come la modifica del comportamento. Altri trattamenti non farmacologici analizzati dalla squadra di scienziati sono il training cognitivo, il neurofeedback, l’esercizio fisico, l’alimentazione e gli integratori, il sostegno ai genitori e gli interventi scolastici. “I farmaci hanno le prove piu’ solide per migliorare non solo i sintomi dell’ADHD, ma anche altri problemi che spesso lo accompagnano, come i comportamenti oppositivi e dirompenti”, ha evidenziato Bradley Peterson, direttore dell’Institute for the Developing Mind del Children’s Hospital Los Angeles e autore principale della revisione. Oltre a rivedere le evidenze sulla diagnosi e sul trattamento, i ricercatori hanno esplorato cio’ che si sa sul monitoraggio continuo dell’ADHD, concludendo che sono necessarie ulteriori ricerche. Le pubblicazioni saranno ora utilizzate per supportare un aggiornamento delle linee guida di pratica clinica dell’AAP per l’ADHD, fornendo consigli aggiornati su come diagnosticare, valutare e trattare al meglio la condizione. “Il risultato generale ci dice che l’ADHD e’ curabile: ci sono molti studi che ci dimostrano che i piccoli possono assolutamente migliorare”, ha aggiunto Hempel.
Agi