L’esperienza del cosiddetto ‘Sistema Paese’ nella missione Ax-3 Voluntas, guidata dall’Aeronautica Militare, e le opportunità di crescita economica nel settore dell’aerospazio sono stati i temi al centro dell’evento tenutosi oggi alla Torre PwC di Milano, dal titolo ‘Volo umano spaziale: opportunità per le aziende italiane nella New Space economy’, dato che il mercato rappresenta una interessante opportunità per le aziende italiane, con una crescita media annuale del +11% rispetto ai 470 miliardi del 2023, e con l’ambizioso obiettivo di raggiungere 1.000 miliardi nel 2030.
Per l’Italia, la missione Ax-3 si inserisce in una visione strategica condivisa dal ministero della Difesa, da quello delle Imprese e del Made in Italy (delega allo Spazio), dal ministero delle Politiche Agricole, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, dall’Aeronautica Militare e l’Agenzia Spaziale Italiana. Una missione insomma volta a “promuovere un accesso sicuro ed efficace allo Spazio”, ma al contempo utile a sostenere “lo sviluppo di competenze nazionali per accrescere il ruolo delle aziende e delle startup italiane nella New Space Economy”. Proprio la missione Ax-3 ha visto l’astronauta dell’Aeronautica Militare Walter Villadei portare a termine, nelle tre settimane di permanenza in microgravità di cui 18 giorni sulla Stazione Spaziale Internazionale, attività scientifiche in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana, università e centri di ricerca. Ed è proprio questa stretta collaborazione tra spazio e sistema produttivo a rappresentare, per Villadei, “un’opportunità e una sfida”, in quanto “lo spazio è stato e continua ad essere un ambiente di collaborazione, di cooperazione, di ricerca scientifica. Però oggi si sta allargando, grazie anche al ruolo dei privati, alla possibilità di portare nuove tecnologie”. Insomma, uno rapporto con lo spazio che “sta diventando più facile e diventerà in futuro anche più economico”. Detto questo, “ora il punto è riuscire a trasportare anche ricerca tecnologica innovativa e competitiva”.Infatti, il coinvolgimento di attori pubblici e privati, alcuni già di riferimento per il settore spaziale, altri operanti in settori affini o completamente diversi- come le aziende Dallara, Mental Economy, GVM Assistance e Spacewear-, permette “un aumento del livello tecnologico e applicativo nazionale” legato a questo settore. “L’Italia- sottolinea Villadei- ha una grande capacità e tradizione, e ora la sfida è quella di muovere l’interesse e la curiosità anche delle altre filiere e quindi portare le nostre eccellenze, le nostre straordinarie competenze del made in Italy”.
Soddisfazione anche da parte di Alessandro Grandinetti, Partner e Clients and Markets Leader PwC Italia, che ha organizzato il convegno. “La ratio di questo incontro a Milano è quella di discutere delle opportunità aperte da questo nuovo segmento dell’economia e denominato Space economy, che ha proprio l’obiettivo di valorizzare le potenzialità innovative che già in Italia ha portato nella nell’ambito della stazione spaziale internazionale”, osserva a margine. L’obiettivo insomma è proprio “quello di capire dove sono le opportunità, quali sono le potenzialità di sviluppo sia per l’industria pubblica della della Space e della difesa, ma anche soprattutto dell’impresa privata, che attraverso le sperimentazioni in microgravità può superare nuovi confini nella sperimentazione e trovare soluzioni che possono essere utili per l’umanità”.
L’Italia gioca un ruolo chiave a livello internazionale per quanto riguarda il settore: è il settimo Paese al mondo per investimenti nello spazio in relazione al PIL, per un ammontare totale di 4,6 miliardi e un fatturato stimato del mercato Aerospace in Italia di 2,5 miliardi nel 2022. Al budget nazionale (c.a. 1,85 miliardi nel 2023) si aggiungono i 2,3 miliardi del PNRR, oltre a 300 milioni provenienti dalla partecipazione italiana al programma Artemis. Nei prossimi tre anni, inoltre, sono previsti più di 3 miliardi di investimenti italiani nell’ESA. Nel 2024 si prevede inoltre un’accelerazione degli investimenti pubblici, che entro il 2026 raggiungeranno circa 7,3 miliardi, inclusi contributi a ESA, ASI, fondi PNRR e fondi europei.