La famiglia di Davide Villa, il vice sovrintendente della Polizia in servizio alla Squadra Mobile della Questura di Catania deceduto il 6 marzo 2021 dopo la somministrazione del vaccino anti Covid-19, prodotto da AstraZeneca, ha chiesto alla Procura di Messina la riapertura dell’inchiesta con l’ipotesi di omicidio colposo.
Lo rende noto il fratello, il fotoreporter Fabrizio Villa, alla vigilia del terzo anniversario del decesso del familiare spiegando che la richiesta fa seguito all’inchiesta giornalistica realizzata da Report e trasmessa lo scorso 11 febbraio.
Anche gli avvocati dei familiari di Augusta Turiaco, Zelia Guzzo e Mario Turrisi, hanno chiesto alle Procure competenti, Gela e Messina, la riapertura delle indagini e l’accertamento della verità.
«Ci auguriamo che la Procura di Messina – spiega Fabrizio Villa, che ha presentato l’esposto con la madre e le sue sorelle – voglia accogliere la richiesta formulata dal nostro legale, l’avvocato Stefano Maccioni».
«Ancora oggi – sottolinea il legale – non sono stati svolti i necessari approfondimenti sulla effettiva conoscenza da parte della casa produttrice del vaccino sulle eventuali conseguenze che questo avrebbe potuto provocare. Sicuramente dopo il servizio di Report le indagini dovrebbero essere effettuate. Continua a permanere una zona d’ombra su come siano state concesse le relative autorizzazioni alla somministrazione di quel vaccino e, soprattutto, sui risultati della sperimentazione effettuata da AstraZeneca».
«Allo stato attuale – si legge in un comunicato congiunto degli avvocati Valerio Messina, Daniela Agnello, Stefano Maccioni, Angelo Tudisca, Cozza Antonio, Carlo Peluso e Assunta Costanza – permangono diverse ombre e inquietanti dubbi e si auspica che questa volta il Coordinamento delle Procure italiane ed europee che si è occupato delle morti italiane ed estere a causa del vaccino, voglia indagare e accertare i fatti, approfondire e fare chiarezza in nome di Augusta, Zelia, Davide e Mario».
«Davide ha salvato con il suo sacrificio tante vite umane – conclude il fratello Fabrizio – la sua morte ha messo in guardia dai rischi che ne potevano derivare, costringendo le autorità a prendere alcuni provvedimenti, fino alla sospensione. Io e la mia famiglia ci auguriamo che si possano riaprire le indagini per far luce sulle modalità di come si sia arrivati all’autorizzazione su larga scala di quel vaccino».
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