“Io non ho potuto avere figli. Per questo le persone a me più vicine sono sempre state molto delicate e attente nel rendermi partecipe dei loro tentativi di maternità. Hanno sempre usato, nei miei confronti, la dolcezza e l’accortezza tipiche di chi ti vuole bene, toccando l’argomento senza farmi sentire inadeguata e senza ‘entrare’ nella mia vita privata (…) Nel corso degli anni ho sognato un’infinità di volte di dare la notizia di una mia gravidanza. Addirittura, quando ero più giovane, immaginavo come lo avrei potuto dire ai miei genitori o alle mie amiche. In qualche modo è come se quella gravidanza l’avessi vissuta davvero, sentita, abitata fino in fondo, anche se solo nello spazio impalpabile dell’immaginazione. La verità è che non mi è mai bastato essere la zia di tutti”.
Parte da qui ‘Comunque mamma. Storia di una ferita ancora aperta’, il libro atuobiografico di Antonella Ferrari, attrice e scrittrice con sclerosi multipla, in cui l’autrice racconta il sogno che dolorosamente non è riuscita a realizzare: quello di diventare madre. Ferrari ne parla in un’intervista pubblicata sul numero di febbraio di SuperAbile, il magazine del contact center integrato per la disabilità di Inail.

Nelle prime pagine del libro Antonella ricorda il giorno in cui è nato Tommaso, il figlio di sua nipote Federica. Descrive la gioia e la tenerezza provate ma anche il dolore profondo per se stessa e per suo marito. “All’improvviso vidi me e Roby dall’esterno: eravamo una coppia ‘sola’, che non era riuscita a creare una ‘famiglia’ in senso stretto”, scrive. Da qui prende forma il racconto  del lungo percorso a ostacoli intrapreso per tentare di appagare il suo forte desiderio di maternità, “un percorso che accomuna molte donne colpite da patologie debilitanti o da un tumore”, dice. “Fino a qualche anno fa ogni strada sembrava essere sbarrata. Era difficile, se non impossibile, per esempio, accedere alla fecondazione assistita o adottare un bambino, tanto che alcuni medici, incapaci di pensare ad altro che alla diagnosi di sclerosi, mi si rivolgevano dicendomi di pensare piuttosto alla malattia, all’urgenza di combattere per non perdere terreno contro il male”.

ALLA RICERCA DI UNA DIAGNOSI

Per Antonella la diagnosi di sclerosi multipla è arrivata a 29 annicon venti anni di ritardo rispetto alla comparsa dei primi sintomi. “In quel mentre- ricorda- mi sono sentita dire di tutto, soprattutto che ero stressata. Un’assurdità. Quando, alla fine, mi è stata diagnosticata la malattia, l’ho considerata quasi una bella notizia perché finalmente potevo iniziare a combattere contro un nemico che almeno era conosciuto”. Un travaglio lungo e difficile che Antonella racconta nel suo primo libro ‘Più forte del destino – Tra camici e paillettes. La mia lotta alla sclerosi multipla’.  “Avuta la diagnosi, ho iniziato subito le cure che all’inizio sono state molto forti e debilitanti perché dovevo recuperare i venti anni persi. Nel mentre, però, ho continuato a studiare recitazione e a lavorare e questo mi ha aiutato molto, l’ho vissuta quasi come una sfida nei confronti di tutti: dimostrare che anche con una patologia ci si può affermare nel mondo del lavoro, e anche in un mondo così effimero come quello dello spettacolo. Ce l’ho messa tutta, mi hanno chiuso tante porte in faccia ma con grande tenacia ho continuato a fare tanto teatro e poi, nel 2001, sono approdata in televisione con la soap opera ‘Centovetrine’, dove sono rimasta 5 anni e grazie alla quale sono diventata un volto conosciuto”.

Nel mentre, Antonella ha conosciuto Roberto, suo marito, e insieme a lui ha portato avanti ogni tentativo per cercare di realizzare l’altro suo grande sogno, quello appunto di diventare madre. “La prima volta che chiesi se avessi possibilità di rimanere incinta avevo circa trent’anni- racconta in ‘Comunque mamma’- Avevo pensato tante volte alla maternità ma mai concretamente come in quel periodo”. Un desiderio che Antonella e il marito perseguono con tenacia.
Nel corso degli anni ho interrotto un paio di volte le terapie, proprio per cercare di rimanere incinta ma questo mi ha portato ad avere delle pesanti ricadute in cui ho anche dovuto fare ‘amicizia’ con la sedia a rotelle- racconta- A un certo punto non ho più potuto dedicare il mio tempo alla ricerca della maternità ma ho dovuto pensare a rimettermi in piedi. Mi sono dedicata anima e corpo alla cura della malattia trascurando il mio desiderio di diventare mamma. E’ stata una cosa che si è riproposta varie volte nella mia vita, varie volte io e Roberto abbiamo avuto degli intoppi e abbiamo dovuto mettere da parte il nostro sogno di diventare genitori. Quando poi, provando e riprovando, abbiamo visto che questo figlio, tanto desiderato, non arrivava, abbiamo pensato alla fecondazione assistita ma i neurologi non me lo hanno consentito, mi hanno detto che non avrei potuto sostenere le cure ormonali a cui mi sarei dovuta sottoporre. Anni fa era così, oggi è tutto molto diverso, molte donne con sclerosi multipla affrontano la fecondazione senza problemi, la ricerca ha fatto passi da gigante”.

IL TENTATIVO DI ADOZIONE

Falliti tutti questi tentativi, Antonella e il marito pensano di intraprendere il percorso dell’adozione. “A quel punto, però, è arrivata un’altra doccia fredda- ricorda- perché per una persona con una patologia neurodegenerativa come la mia adottare un bambino è davvero difficile. E’ un aspetto di cui non si parla molto ed è anche per questo che ho deciso di scrivere ‘Comunque mamma’: avere una patologia neurodegenerativa non significa assolutamente degenerare per forza. Io non sono degenerata, per fortuna la malattia è stabile, avrei potuto tranquillamente crescere un bambino, però mi è stato negato. Così dopo tanti anni di cure, tentativi, momenti difficili, io e mio marito abbiamo deciso di lavorare su di noi come coppia. Con il libro voglio far sì che la mia battaglia personale diventi una battaglia collettiva. Si sono fatti passi da gigante per l’oblio oncologico e spero che venga fatto qualcosa anche per le patologie come la mia”.

Dopo tante lotte oggi Antonella ha messo da parte il suo sogno e ha deciso di concentrarsi sulla famiglia con Roberto. “Il primo libro che ho scritto, ‘Più forte del destino’, mi ha aiutato tantissimo a fare pace con i ricordi dolorosi e ad accettare meglio la malattia con cui oggi convivo abbastanza serenamente. Invece non ho accettato la non maternità, è una ferita che ancora sanguina, non sono ancora riuscita a fare pace con questa parte dolorosa della mia vita e spero che questo secondo libro, ‘Comunque mamma’, mi aiuti a curare la ferita”.

RICOMINCIARE A VIVERE, OLTRE I PROPRI SOGNI

Nonostante tutti gli ostacoli incontrati nella vita, Antonella ha un’energia positiva e un entusiasmo contagiosi  e proprio in virtù di questi ha iniziato a cercare altri modi per considerarsi mamma: la realizzazione artistica, l’amore per chi le sta più vicino, il contatto prezioso e unico con Grisù, il suo cagnolino, un inseparabile ‘bambino peloso’. Il suo libro parla di maternità ma al tempo stesso racconta la storia di una donna che sta cercando di imparare a vivere bene anche senza essere madre, che sta provando a inseguire vie alternative, e belle, alla maternità, senza arrendersi. “Mio marito mi ha aiutata tantissimo e mi ha sempre detto che anche noi, da soli, siamo una famiglia”.

Antonella è ambasciatrice dell’Aism (Associazione italiana sclerosi multipla). A dicembre 2022 ha ricevuto l’ambito riconoscimento milanese dell’Ambrogino d’oro per meriti sociali e culturali. Inoltre, per il valore sociale e filantropico della sua attività, è stata insignita dell’onorificenza di Cavaliere al Merito della Repubblica italiana dal Presidente Giorgio Napolitano.

Il numero completo di SuperAbile è consultabile a questo link

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