La corretta gestione della disfunzione erettile – sottolineano i promotori dell’incontro – non può prescindere da una conoscenza approfondita delle cause del disturbo, che può rappresentare il sintomo di altre condizioni patologiche sottostanti, anche gravi, come diabete, problematiche neurologiche e cardiovascolari, alterazioni ormonali. In ambito oncologico, particolare attenzione va riservata a chi subisce operazioni per il trattamento di neoplasie della pelvi, che può andare incontro a disfunzione erettile. Tra i principali campanelli d’allarme correlati gli esperti citano l’infarto, ma anche disturbi alla vista come la retinopatia, o mal di testa persistenti che implicano una vasodilatazione: tutti segnali che indicano un’alterazione corporea della funzione erettile e del tessuto endoteliale dell’organismo, sui quali è importante agire tempestivamente, anche per scongiurare altre condizioni patologiche gravi.
La disfunzione erettile può quindi nascondere altre malattie. “In presenza di una sintomatologia sospetta – esorta dunque Palmieri – è bene rivolgersi al medico esperto in andrologia per un’analisi approfondita della problematica, al fine di arrivare rapidamente a una diagnosi e iniziare il prima possibile un trattamento che sia efficace e ‘cucito’ sui bisogni e le aspettative del paziente. Dal punto di vista terapeutico – evidenzia il presidente Sia – oltre alle tradizionali terapie per somministrazione orale, oggi abbiamo a disposizione formulazioni in spray molto efficaci, con un meccanismo d’azione rapido e di assoluta validità per il paziente”.
Terapie ‘patient friendly’ fra cui sildenafil, il principio attivo del Viagra*, primo inibitore delle fosfodiestarasi a essere stato sviluppato e terapia di prima linea per la disfunzione erettile, “oggi disponibile in una innovativa formulazione spray facile da utilizzare, che garantisce rapidità d’azione ed efficacia del trattamento”, ricorda una nota. “Le terapie farmacologiche, associate a terapie fisiche come le onde d’urto realizzate direttamente sul corpo cavernoso, consentono al paziente di riabilitarsi completamente e di poter via via diminuire il carico terapeutico”, rimarca Palmieri.
Gli specialisti evidenziano “il ruolo fondamentale dell’educazione terapeutica per ottenere la massima efficacia dal percorso terapeutico”. Conclude il numero uno della Sia: “Il medico andrologo ha il compito di insegnare al paziente come gestire la terapia, trasferire gli obiettivi terapeutici del trattamento e rassicurare su eventuali effetti collaterali che possono manifestarsi specie nelle fasi iniziali ma che sono del tutto trascurabili”.