AGI- “È dalla Unità di Italia che si parla della riforma della burocrazia, dal 1990 ci sono state in Italia varie riforme della PA, la prima, la più importante la riforma Cassese, che introduce i concetti di efficienza ed efficacia, per passare alle varie riforme legate al nome di Bassanini che introducono la devolution, la sussidiarietà (legata alla più grande svendita o liberalizzazione del patrimonio pubblico) e aprono il fronte alla riforma del Titolo quinto della Costituzione, con un impianto che ha creato la più grande confusione e sovrapposizione di competenze tra il Centro e la Periferia, per arrivare alla riforma Madia e alla riforma Brunetta. Malgrado tutto questo impegno la burocrazia Italiana è ancora il grande problema di questo paese e questo perché spesso si affronta con vere e proprie ”piroette burocratiche”. È quanto si legge in uno studio di Federcontribuenti secondo il quale l’84% degli imprenditori ritiene la burocrazia un freno allo sviluppo economico.
“In un anno una azienda di piccole/medie dimensioni può subire in un anno 125 controlli da 20 enti diversi. In totale il sistema burocratico in Italia ha 136.000 norme e ci costa circa 70 miliardi di euro”, prosegue Federcontribuenti che ha analizzato almeno due dei gravi problemi che impediscono alla PA di accompagnare la velocità di crescita della società civile:
“Deep state ovvero tutto l’insieme dei gran commiss di Stato, alti burocrati, capi di Gabinetto, Direttori di Ministeri, amministratori di società controllate, professionalità in larga parte di formazione giuridica in gran parte scelti per cooptazione, formati culturalmente nell’idea di accrescere la propria influenza controllando i processi decisionali, esperti nel costruire impalcature giuridiche complesse cosi da rendere indispensabile il loro supporto. Nessun politico è tanto potente da poter fare a meno di loro. A fronte di eccellenze la maggior parte di loro oltre alla inamovibilità ha il potere della conoscenza di cavilli, codicilli che hanno il potere di bloccare o di ritardare ogni provvedimento, il loro grande strumento di controllo è la ventilata possibilità di abuso di ufficio, strumento unico in questo monolite dotato di tanta elasticità da coprire tutto e il contrario di tutto”.
“La burocrazia diffusa, diffusa sul territorio, fatta di un tessuto di piccoli burocrati che hanno in mano il destino dei servizi e delle pratiche soprattutto delle piccole imprese e delle imprese artigiane e dei cittadini. Procedure eccessive, mancata informazione delle informazioni, progetti telematici scarsi, problemi con i pagamenti elettronici”, conclude lo studio per il quale il maggiore imputato, sottolinea infine Federcontribuenti è “lo Stato per il 27% dei cittadini, seguito dai Comuni (17%), dall’Inps (11%) e dalla Agenzia delle Entrate (10%). E l‘84% degli imprenditori ritiene la burocrazia un freno allo sviluppo economico. Questa carenza è assolutamente drammatica in previsione della realizzazione dei progetti legati al recovery plan, per la maggior parte progetti interdisciplinari e innovativi”