“In 19 anni di lavoro questo è il progetto che più mi ha dato soddisfazione perché i partner locali si sentono parte del progetto, lo hanno fatto loro e questo garantisce una continuità nel lungo periodo”. Le parole di Nicola Michelon, 43 anni di San Giorgio di Perlena a Fara Vicentino, sono intrinseche di emozione e gratitudine per una missione di vita che lo ha portato all’interno di esperienze che fanno la differenza, a livello sociale, economico, ma anche umano. Con un dottorato acquisito nel 2021 a Bologna in agricoltura, scienze e tecnologie agrarie sulla gestione della risorsa idrica per la produzione di ortaggi e la sicurezza alimentare in ambiente tropicale, da 19 anni Michelon lavora in cooperazioni internazionali in diversi paesi dell’America Latina in particolare in Brasile, ma anche Repubblica Domenicana e Colombia dove si trova ora. In passato ha svolto mansioni analoghe anche nel sud est asiatico, 4 anni in Myanmar e un po’ di Medio Oriente, come Palestina e Israele. Questo ultimo progetto, che terminerà tra 5 giorni, si chiama “Agricoltura e turismo sostenibile per la consolidazione della pace in Colombia” ed è finanziato dal Governo Italiano attraverso il Ministero degli Affari Esteri e l’Agenzia Italiana per la Cooperazione e Sviluppo (AICS), ed è realizzato in territorio colombiano da tre dipartimenti, Cauca, Huila e Antioquia grazie alla collaborazione dell’Istituto Italo Latino Americano (IILA) che ha sede a Roma e lavora in tutte le repubbliche dell’America Latina. “Quando hanno ideato il progetto, io ero appena tornato in Brasile dopo aver terminato delle esperienze in Myanmar, in sud est asiatico. E’ stato concepito con l’obiettivo di promuovere la pace nei territori colpiti dai conflitti armati che hanno destabilizzato l’economia e la sicurezza. Successivamente è stata proposta questa idea a IILA in modo che venisse realizzata e mi hanno contattato come persona esperta nel tema per poter gestire un progetto così complesso e in un contesto difficile come questo colombiano. Bellissimo ma difficile”.
Questo progetto che in Colombia chiamano ‘Paz Colombia’, è iniziato i primi mesi del 2021 in piena Pandemia ed è inserito all’interno degli accordi di pace che il Governo colombiano ha siglato con le Farc nel 2016 a Cuba. Un piano che comprende 5 settori principali ovvero il caffè, agricoltura sostenibile e sicurezza alimentare, turismo agro-ecologico, trasformazione di frutta per la produzione di oli essenziali, marmellate, polpe di frutta, dando valore alla frutta in natura. Oltre a questo, è essenziale la componente di rafforzamento istituzionale per lo sviluppo di politiche pubbliche in grado di reggere l’economia dei settori citati del paese. “Dopo la Pandemia si è arrivati ad un livello minimo di produzione all’interno dell’accesso all’alimentazione sana. Questo progetto è stato fondamentale perché ha riattivato l’economia facendo sì che tante persone coinvolte in coltivazioni illecite, come ad esempio la coltivazione di coca, trovassero un’alternativa per sviluppare una produzione lecita, come quella del caffè, del limone e degli ortaggi per un turismo sostenibile e poter quindi ottenere un miglioramento di vita a livello sociale ed economico producendo prodotti considerati leciti nel territorio”. Un grande gioco di squadra che, oltre al portare la pace nel paese attraverso lo sviluppo di economie sostenibili e autorizzate, ha permesso di contribuire alla sicurezza alimentare e all’accesso al cibo fresco durante la pandemia. I numeri forniti parlano chiaro: il progetto ha aumentato la produzione di ortaggi del 197% rispetto al suo inizio e l’aumento del consumo di ortaggi per famiglia a settimana del 95%: “Da tre anni sono in Colombia e continuo a ruotare per i vari dipartimenti, quindi mi capita di restare 3 settimane nel Cauca, 3 in Huila, 3 in Antioquia, una a Bogotà e ricomincio il ciclo per ragioni istituzionali. Quando mi trovavo al supermercato di Popayan nel Cauca, quello che si trovava erano solo alimenti a lunga conservazione come il fagiolo secco e il riso, non c’era traccia di frutta e legumi freschi. La mia fortuna è stata che, avendo vissuto per 8 anni in Brasile, ero abituato a mangiare riso con fagioli, quindi per me non è stato un trauma. Ma era davvero importante che la popolazione avesse anche cibi freschi. Abbiamo creato 1400 orti familiari che hanno permesso alle famiglie di accedere ad alimenti freschi, nonostante il Covid, prodotti da loro stessi, in zone rurali come in quelle urbane ed io acquistavo da queste famiglie”. Michelon, unico italiano, ha sempre avuto il grande appoggio dell’Agenzia Italiana per lo Sviluppo e dell’ambasciata italiana che non lo hanno mai lasciato solo, anzi, ogni settimana il dottore dialoga con loro aggiornandoli degli sviluppi del progetto e dei suoi movimenti: “Non è facile muoversi ancora qui, in alcuni territori sequestrano ancora le persone e ci si deve muovere con attenzione e io, come cittadino italiano, devo informare l’ambasciata dei miei spostamenti. Ad esempio l’ambasciatore italiano mi ha autorizzato a muovermi tra i vari territori solo in aereo, vietandomi di usare l’auto per questione di sicurezza. Sono all’interno di un gruppo di lavoro colombiano spettacolare, sempre presenti, mi muovo con loro e sono molto tranquillo. Oltre a me, ci sono altri 14 dipendenti colombiani che gestisco, il resto sono collaborazioni con enti locali ai quali ci
appoggiamo come il SENA, un istituto di formazione pubblica gratuito con centri di ricerca di sviluppo nei settori di cui ci occupiamo. Formiamo i tecnici in queste organizzazioni i quali poi replicano le conoscenze acquisite dal progetto, attraverso anche degli esperti italiani che arrivano nel territorio. Abbiamo così formato oltre 10 mila persone in Colombia in questi tre anni. I colombiani hanno una struttura culturale simile alla nostra, è un piacere lavorare con loro. Le persone con cui ho lavorato sono educate, formate, molto preparate, persone che ci tengono allo sviluppo territoriale, nonostante le difficoltà della pandemia e dello sciopero generale colombiano. Iniziato nell’aprile 2021 e terminato ad ottobre 2021, tutti i movimenti e importazioni degli alimenti sono stati limitatissimi. Loro hanno mantenuto vivo il progetto, procedendo con la realizzazione nonostante queste difficoltà”. Ora per Michelon è arrivata la meritata pausa: “Progetti per il futuro? Riposarsi, un po’ di mare in Brasile in vacanza. Il 15 settembre tornerò in Italia, mi godrò San Giorgio di Perlena, la mia famiglia, gli amici, la mia vespa, le dolomiti. Il 15 ottobre ripartirò per il centro America per un progetto sempre con ILA che riguarderà lo sviluppo di cooperative agricole nel Salvador, Guatemala e Honduras. L’Italia mi manca, oltre agli affetti anche l’ottimo cibo e le sue stagioni. Però a differenza di altri contesti dove sentivo la necessità di tornare, come il nord est del Brasile per via della sicurezza e clima particolarmente caldo, in Colombia non sento questa necessità.
Laura San Brunone
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