di Federico Piazza

Complessità. Il termine sintetizza le prime impressioni delle imprese emerse l’altro giorno in un evento di Confindustria Vicenza dedicato al tema del nuovo regolamento Ue sulle batterie. A presentare la novità che si sta delineando a Bruxelles è stato l’europarlamentare Achille Variati, relatore del nuovo Regolamento Ue sulle batterie approvato a larghissima maggioranza dal Parlamento Europeo lo scorso 14 giugno. Documento che ora attende la formalizzazione del Consiglio Europeo, per diventare così uno dei capisaldi della strategia del Green Deal dell’Ue mirato all’azzeramento entro il 2050 delle emissioni nette di Co2 nel Vecchio Continente e allo sviluppo, già entro il 2030, di adeguate filiere industriali europee nei settori strategici per la transizione energetica ed ecologica. Tra cui, appunto, quello delle batterie, sempre più presenti ed essenziali nella vita di tutti i giorni di persone e imprese.
Il nuovo Regolamento dovrebbe essere una rivoluzione, o quasi, nella gestione dell’intero ciclo di vita di tutti i tipi di batterie nel mercato europeo: da quelle portatili a quelle dei veicoli elettrici e tradizionali, da quelle industriali a quelle di accumulo per gli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili. Progettazione, approvvigionamento materie prime dentro e fuori l’Ue, produzione industriale, import ed export, controlli, riutilizzo e riciclo delle batterie stesse e dei loro componenti a partire dai numerosi metalli che le compongono. Molte le novità su impronta carbonica,
passaporto della batteria, contenuto minimo riciclato, norme di etichettatura, performance di durabilità, target di riciclo. Tutte questioni con rilevanti impatti sia sui consumatori sia sulle filiere industriali, commerciali e logistiche. Una trasformazione che comporterà anche l’esigenza di formare personale nelle aziende con nuove competenze nei prossimi anni, per esempio sulle tecniche sicure di disassemblaggio delle batterie.
Ambiziosi sono gli obiettivi Ue di riciclo dei vari tipi di metalli, per favorire l’economia circolare e ridurre la dipendenza dalle importazioni di materie prime strategiche di cui l’Europa è povera o addirittura sprovvista.
Per esempio, dovrà essere riciclato almeno il 50% del litio delle batterie entro il 2027 e l’80% nel 2031. Mentre per gli altri metalli quali cobalto, nichel, piombo e rame, l’obiettivo di riciclo è ancora più sfidante: 90% nel 2027 e 95% nel 2031. Tutti metalli da riutilizzare nella produzione di nuove batterie: per il 2031 dovrà infatti essere proveniente da riciclo almeno il 16% del cobalto utilizzato dai produttori per le nuove batterie, l’85% del piombo, il 6% del litio e del nichel.
Il territorio di Vicenza esprime in questo settore aziende importanti. Presenti come relatori all’incontro, per fornire appunto le prime impressioni sui molteplici aspetti toccati dal Regolamento, c’erano infatti esponenti di quattro imprese vicentine attive in diversi ambiti della filiera: Fiamm Energy Technology (batterie con tecnologie al piombo), Elettra 1938 (batterie al cloruro di sodio), Askoll Eva (veicoli leggeri elettrici con batterie agli ioni di litio), Spirit (recupero del contenuto delle batterie da rifiuti Raee e veicoli elettrici).
Comune è stata la valutazione positiva sul fatto che si passi dalla datata Direttiva europea del 2006, che riguardava solo le batterie portatili e lo stadio finale di vita dei dispositivi, a un Regolamento avanzato che non avrà più bisogno del recepimento dei singoli Stati e che sarà automaticamente applicato in maniera omogenea in tutto il territorio dell’Unione Europea. Ma sono emersi anche tanti dubbi e l’aspettativa di chiarimenti in fase attuativa, vista la complessità delle nuove regole. E anche un notevole scetticismo sull’effettiva capacità europea di sviluppare una filiera integrata delle batterie in grado di stare in piedi economicamente senza dipendere dalle importazioni di componenti essenziali soprattutto da Cina e Asia. Cioè una filiera che non si limiti solo allo stadio finale produttivo dell’assemblaggio con i vari progetti di giga facgtory in corso e in programma in Europa, ma anche alla produzione a valle delle celle che compongono i moduli delle batterie. Tipologia di produzione oggi praticamente assente in Europa, che comporta quindi investimenti per sfide industriali molto difficili.
C’è quindi ancora molto lavoro da fare per le autorità europee, per gli esperti tecnici e per le imprese.

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