Il lanificio Cazzola sorge nella parte occidentale di Schio, ai margini del quartiere operaio rossiano e si sviluppa lungo il corso della Roggia Maestra che ne definisce il confine settentrionale. L’opificio fu edificato nel 1860 ad opera di Pietro Cazzola e ampliato dal figlio Luigi (1846-1932). Il complesso subisce, come molte altre strutture produttive locali, considerevoli ampliamenti e innovazioni tecnologiche sul finire dell’Ottocento e in età giolittiana, mantenendo tuttavia particolare e costante attenzione nel rispettare i caratteri costruttivi originari. Nel suo insieme il lanificio ha una superficie di oltre 30 000 mq, più della metà coperti, infatti esso si estende in senso orizzontale con tre bracci a due piani che si affacciano sul cortile interno dove al centro è stato posizionato il busto di Pietro Cazzola. L’ampio stabilimento produttivo, realizzato in laterizio e sasso a vista, presenta un caratteristico e piacevole basso prospetto con due file di ampie finestre.

L’ingresso centrale è semplice, piacevole il balcone con l’orologio che lo sormonta e il tetto con spioventi a capanna. Il lanificio produceva principalmente tessuti cardati e dava lavoro ad un centinaio di persone. Al Lanificio Cazzola è collegata una curiosa memoria storica: durante la Prima Guerra Mondiale, a causa della vicinanza di Schio con il fronte, parte dell’attività produttiva tessile era stata trasferita nella zona di Monza, lasciando posto alla Croce Rossa Americana, il cui comando si era insediato nella sala dei disegnatori, mentre nella sala noppaggio era stato ricavato un dormitorio; faceva parte della quarta sezione dell’American Red Cross Ernest Hemingway, il celebre scrittore Americano. Della sua breve permanenza a Schio nel giugno del 1918, trasse ispirazione per molte sue opere, prima fra tutte “Addio alle Armi”. Il lanificio è oggi oggetto di recente restauro e riuso a fini abitativi.

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