Musica e vociare dei clienti che potrebbero costare molto caro al gestore di un bar di Thiene. Non solo una multa salata ma, da parte del Comune di Thiene, anche la revoca del plateatico.

Tutto avrebbe inizio lo scorso marzo quando l’Arpav incaricata da un residente, come specificato dal sindaco, si attiva per verificare quanto i rumori del bar arrechino disturbo al suo vivere in casa. Un mix tra musica e vociare dei clienti,  seduti nel plateatico esterno, che sforerebbe di 1 decibel il valore limite differenziale notturno fissato in 3 decibel. Uno sconfinamento che al gestore è costato una multa dai mille ai diecimila euro, ridotta a 2000  se ‘paga subito’ in favore al Comune di Thiene, oltre al rimborso delle spese sostenute da Arpav. Un ‘aperitivo salato’ a carico dal barista che non chiude la faccenda, e sicuramente non quieta gli animi, tanto da far intervenire le forze dell’ordine che, stando a quanto riferito dal gestore del locale, avrebbero constatato la deroga concessa dal Comune di Thiene per fare musica all’esterno.

Ma non è tutto. Con la deroga concessa dal Comune e con l’unico sopralluogo dell’Arpav, il Suap del Comune di Thiene ha dato inizio all’avvio di procedimento di revoca del plateatico:“un atto dovuto-spiega il sindaco Gianantonio Michelusi-come per le forze dell’ordine, quando un cittadino lo chiede e fa una segnalazione, il mancato intervento potrebbe integrare un illecito. Lo stesso principio si applica agli atti del Suap-continua-una volta che Arpav ha accertato che l’attività del bar è disturbante per l’abitazione è doveroso attivare i procedimenti amministrativi previsti: nel caso specifico la revoca del plateatico e dell’autorizzazione a fare musica”.

Una misura ‘antimovida’ che potrebbe marcare la linea dell’amministrazione comunale di Thiene per i giorni a seguire, mettendo in allerta chi ha scelto la piazza thienese per la propria attività. Una mossa sorta, probabilmente, per risolvere la mai facile convivenza tra i locali e chi vi abita vicino, costretti a volte a chiudersi in casa per ‘difendersi’ dalla troppa vivacità della vita notturna. Ma, forse, un passo nato anche dall’assist offerto dalla Cassazione che punisce i Comuni che non controllano quando la quiete pubblica viene pregiudicata dalla movida troppo rumorosa.

Paola Viero

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