“La denuncia di dodici sigle tra sindacati di medici ospedalieri ed infermieri ed associazioni tra le più significative, raccolta in modo puntuale nel manifesto ‘Salviamo il servizio sanitario nazionale, è lo specchio di come la sanità veneta sia scivolata in questi anni verso un inesorabile smantellamento. Un processo che non è frutto del destino ma di una volontà malcelata di favorire e far slittare i servizi in direzione dei privati”.
Il giudizio è della consigliera del PD Veneto e vicepresidente della Commissione Sanità, Anna Maria Bigon.
“Così come non vera la narrazione zaiana del Veneto dell’eccellenza sanitaria, altrettanto non vera è la giustificazione della Giunta regionale che parla di crisi generale del sistema della sanità pubblica in tutta Italia. Se il Veneto è in terzultima posizione nel rapporto medici/cittadini, con appena 1,5 medici per ogni 1.000 abitanti, davanti solo a Liguria e Lombardia, c’è un motivo. Ovvero un disegno, che ha avuto un’accelerazione decisa con la pandemia, e che ha svuotato di servizi e personale la nostra sanità. Ovviamente a favore del privato”.
“Non a caso – prosegue l’esponente dem – il Veneto è tra le Regioni che investono meno in costo del personale sanitario, territoriale ed ospedaliero. Professionisti che inevitabilmente scelgono altri territori, compreso l’estero, nei quali operare. Oppure, appunto, direttamente il privato. Cliniche private, va detto, che hanno regole completamente diverse dal pubblico, sia nelle assunzioni che per modalità di gestione. E che, guarda caso, si fanno carico solo di alcuni servizi, come la quasi totalità della riabilitazione, dove i ricavi sono alti. Nel frattempo i ” pesi” come ad esempio la rianimazione rimangono in capo al pubblico”.
In conclusione Bigon ritiene al tempo stesso “fondamentale un intervento del Governo. È indispensabile da un lato aumentare il Fondo sanitario e regolamentare in modo da garantire un riequilibrio in questo mare di disparità”.
Intanto, il turno di guardia medica notturno del 14 giugno scorso, a Thiene è saltato nuovamente. La motivazione fornita al sindaco Giampi Michelusi da parte della dirigenza dell’Ulss 7 Pedemontana è sempre la stessa: “i medici sono malati”, in realtà, è ormai risaputo che i nostri camici bianchi hanno preso posizione dopo la decisione della Regione Veneto di abbassare i compensi da 40 a 23 euro l’ora. Non è la prima volta che accade, era successo, sempre a Thiene durante il ponte del primo giugno, quando il presidio di guardia medica è rimasto chiuso per ‘malattia’ fino al 3.I dottori si rifiutano di essere sottopagati e di adeguarsi alle condizioni della Regione che definisce il distretto 2 dell’Ulss Pedemontana non più ‘carente’ e ‘ zona disagiata’. Questo ha comportato non solo l’abbassamento del compenso orario di questi medici, a cui non conviene più lavorare sul nostro territorio, ma impedisce di fare quei ‘turni volanti’, che consentivano di arrotondare. Il futuro non appare florido, ma oltre alla protesta legittima di chi non ha voglia di fare turni notturni e festivi , nessuno muove un dito e ai cittadini, in preda all’emergenza, non resta che rivolgersi direttamente all’ospedale di Santorso.
di Redazione AltovicentinOnline
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