di Nicola Perrone
Mentre le forze politiche si scontrano sulla riforma del nostro sistema parlamentare – presidenzialismo, premierato o qualcos’altro – nell’Italia reale avanza il popolo dei pensionati e si riduce quello degli occupati. Con scenari terribili da qui a 20 anni se non si riuscirà in qualche modo ad invertire questo trend micidiale. Incrociando dati e ricerche svolte dal Sole 24 Ore, Inps, Istat e centro studi sindacali, già oggi abbiamo una serie di indicatori da allarme rosso: in 39 province, su 110 totali, è stata superata la soglia di parità. Tradotto significa che in queste 39 province ci sono più pensionati che lavoratori attivi, quindi in quei posti il sistema è già saltato insomma. Quasi tutte le città del Sud sono sotto la parità, ad esempio a Reggio Calabria ci sono 67 lavoratori attivi ogni 100 pensionati, a Messina 72 ogni 100, a Foggia 88, a Napoli 96.Qualche eccezione: a Bari 102 occupati ogni 100 pensionati, a Matera 105, a Barletta 111. Al Nord Genova e Torino superano di poco la soglia della parità, a Roma e Milano ogni 100 pensioni ci sono 133 occupati. Per quanto riguarda tutta l’Italia oggi il rapporto è di 1,4 lavoratori per 1 pensionato. Di qui l’allarme lanciato nelle ultime ore dal presidente uscente dell’Inps, Pasquale Tridico, sul rischio grave che incombe sull’istituto se non si dovesse intervenire per tempo. Il problema vero, come sottolineano diversi studi, è l’invecchiamento della popolazione italiana, questa la causa che senza rimedi farà saltare il già fragile equilibrio del nostro sistema pensionistico. Non basta al riequilibrio nemmeno la forte crescita dell’occupazione registrata negli ultimi mesi. Ad aggravare la situazione il fatto che ormai ci sono tantissimi giovani che lasciano non solo le loro città per trasferirsi in altre regioni italiane ma addirittura in altre nazioni. Il dramma, come sottolineato da uno studio Cgil, è proprio la riduzione delle persone in età lavorativa: gli over 50 già oggi rappresentano quasi il 40% degli occupati. Nei prossimi 20 anni ci saranno quasi 5 milioni di over 65 in più e 900mila under 15 in meno, con un crollo drammatico del numero delle persone in età lavorativa (quelle tra 15 e 64 anni) di quasi 7 milioni di unità. Per questo è facile prevedere che nei prossimi mesi il Governo nazionale interverrà su questo fronte sicuramente per ridurre quelle tante eccezioni che di fatto ancora oggi favoriscono i pre-pensionamenti favorendo, si spera, una revisione duratura del sistema almeno per i prossimi 20 anni.
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