di Laura San Brunone
Una cosa è certa: gli scontrini postati sui social diventano sempre virali e scatenano l’inferno. Forse perché sono l’emblema del carovita che stiamo attraversando, con famiglie che rischiano di oltrepassare la soglia della povertà e ricerca di approvazione degli altri. Quanto accaduto a Carrè ad una commerciante che si è trovata nel mirino di una bufera social a causa di una email del costo di un euro, è la fotocopia di tante altre storie accadute in diverse parti d’Italia e del mondo. La pizza gourmet di Cracco, la bottiglietta d’acqua fatta pagare 5€ all’autogrill, il panino con la mortadella preso in salumeria e pagato come se dentro ci fosse oro: tutti scontrini che hanno fatto il giro della rete e che riescono a muovere migliaia e migliaia di utenti del web pronti a dire la loro. Ma non sempre si riflette prima di scrivere sui social. Non sempre si conta almeno fino a cinque prima di muovere le dita sulla tastiera, non sempre si comprende che prima di sbattere sui social qualcuno o qualcosa forse bisogna fare attenzione perché il danno che si può arrecare è grave e resta per sempre nella memoria di internet. Per fortuna Mariangela Zaltron aveva sessant’anni di storia della sua attività commerciale e quello scontrino dietro il quale c’era una sorta di “punzione” per quell’euro non digerito non ha sortito l’effetto desiderato. Ma avrebbe potuto farlo e sono molteplici i casi di esercizi letteralmente massacrati da una rete che non concede scampo e sa diventare spietatissima. “La denunciante” che ha postato lo scontrino probabilmente non si è resa conto di quello che stava scrivendo, ha peccato di ingenuità, ma quando ha rimosso le sue frasi d’accusa già decine e decine di screenshot circolavano. Non lo rifarebbe mai più, ne siamo convinti, ma la vicenda che ha fatto emergere il consenso raccolto in sessant’anni dalla cartolaia di Carrè, deve servire da lezione a chi deve capire che sul web non è perché hai il potere di farlo puoi scrivere quello che ti passa per la mente. E’ chiaro che chi posta gli scontrini lo fa per rovinare l’immagine di chi lavora, sbarca il lunario con tanti sacrifici, paga fior di tasse che “dissanguano” per poi rischiare di perdere l’immagine per gli umori della rete. Nel caso di Carrè è prevalso il buonsenso, Mariangela Zaltron ha addirittura ricevuto la solidarietà dei colleghi degli altri paesi che, sempre attraverso i social, hanno fatto capire quanto sia difficile lavorare oggi con una clientela sempre più intollerante. Questo non accade soltanto alle piccole botteghe di paese, i cui titolari sono veri e propri eroi dei tempi moderni, ma accade a tutte le categorie dei commercianti, a fior fiori di professionisti e persino a insegnanti delle chat dei genitori che vengono messi costantemente in discussione. La rete è affascinante: è un mezzo di comunicazione straordinario per le persone che riesce a raggiungere in un batti baleno, ma è anche un mezzo insidioso, dove è essenziale stare attenti come nella vita reale. Quando si accusa qualcuno per manifestare una propria frustrazione, un’ingiustizia, credendo di essere al centro di un torto subito, occorrerebbe pensare anche a chi sta dall’altra parte.
Molti utenti della rete si trincerano ignorantemente dietro la libertà di pensiero, che è sempre sacrosanta ed è il sale della democrazia. Guai se non ci fosse la possibilità di esprimere le proprie idee, qualunque esse siano. C’è un confine netto, tuttavia, tra la libertà di esprimere quello che si pensa ed il tentativo di screditamento di chi lavora. Può anche sbagliare, ma non può essere attentato nella sua immagine e professionalità.