La proposta di far portare gli orsi del Trentino sull’Altopiano dei Sette Comuni e in Lessinia da parte del Wwf, con un chiaro appello al governatore Luca Zaia perchè li accolga, ha fatto insorgere Nicola Finco. E’ un fiume in piena e non se ne parla proprio, per quel che gli riguarda, che gli orsi arrivino sulle montagne del Veneto.
“Il caso di Andrea Papi, il runner trentino ucciso da un orso pochi giorni fa, ha fatto riemergere, di prepotenza e in maniera purtroppo tragica, il tema della gestione dei grandi carnivori. La questione però non è recente, anzi: dura ormai da oltre un decennio, e di anno in anno stiamo assistendo a un’autentica escalation. Dalle predazioni dei lupi in danno ai capi degli allevatori veneti, ora siamo arrivati alla morte di un uomo, azzannato da un orso in Trentino. Cos’altro dovrà accadere ancora?”. Così il Vicepresidente del Consiglio regionale del Veneto (Lega-LV) che spiega: “Il problema è reale, non è più ipotetico. La convivenza tra grandi carnivori e persone, nei territori altamente antropomorfizzati, è di difficile attuazione. Le soluzioni, quindi, devono essere concrete perché i dati sulle aggressioni dei grandi carnivori parlano chiaro; solo per fare un esempio, dalle prime segnalazioni tutto sommato sporadiche risalenti a diversi anni fa, siamo rapidamente passati a dati sconcertanti: nel 2021, a seguito dei diversi fenomeni aggressori, sono morti 605 capi di bestiame, 175 sono stati feriti e 209 dispersi; nel 2022, i capi morti sono stati 611, in aumento, i feriti 116 e i dispersi 96. Sono numeri che impongono risposte a colpi di azioni drastiche e immediate, che non sono gli esercizi di stile come quello di introdurre gli orsi nel Veneto: ciò significherebbe far morire l’alpeggio in un territorio, quello montano, che sta già subendo attacchi da parte dei grandi carnivori e che avrebbe come unico esito quello di aumentare i disagi e le aggressioni sia alle persone che agli animali d’allevamento. È necessario prendere atto che azioni di contenimento, come le recinzioni e i radiocollari, non sono sufficienti a prevenire gravi episodi come quelli avvenuti in questi giorni: perfette solo per lo studio del comportamento animale, buone per girarci un bel documentario, non costituiscono tuttavia la risposta che si attende la gente di montagna, ormai giunta all’esasperazione anche a causa delle posizioni prese da persone che non vivono sotto attacco, che non conoscono la realtà montana, che ragionano protette nei propri salotti con lo sguardo rivolto alla tastiera del pc attraverso il quale inondano i social di messaggi fuorvianti scollegati dal mondo reale. Appare, quindi, quantomai fuori luogo la richiesta avanzata dal WWF di trasferire alcuni orsi dal territorio Trentino a quello Veneto: basti solo ricordare i danni arrecati da questa specie nel 2014 agli allevatori dei comuni di Chies D’Alpago e dei territori dell’altopiano di Asiago, con scorribande e predazioni di vitelli e ovini”.
“È giunto il momento – conclude Finco – che la classe politica faccia quadrato sulla morte di un giovane di 26 anni e sulle altre aggressioni già subite, non offra più sponda alle lobby sedicenti ‘animaliste’, ma si muova finalmente all’unisono soprattutto a livello nazionale per approvare dei piani di contenimento dei grandi carnivori e una legge seria a tutela di chi vive e lavora nei territori montuosi, partendo dall’approvazione di una mozione, pronta per essere depositata in Consiglio regionale, contraria all’inserimento di altri grandi carnivori in Veneto, per un’area che già soffre dal punto di vista economico e demografico e che non dev’essere gravata da un’ulteriore fattore di rischio”.