“Per la ristorazione il momento non è maturo. Gli insetti sono ancora distanti dall’identità della cucina italiana per cui penso che non ci sia il rischio che le farine di grillo ecc. entrino nei ristoranti, o almeno in quei ristoranti che non vogliono puntare su questi alimenti perché vogliono crearci un business”. Sono le parole dello chef stellato di Marano Vincentino Lorenzo Cogo , intervistato da Il Foglio su un argomento sul quale circola una disinformazione che fa paura. Bufale e fake news che a tratti fanno ridere a crepapelle, in altri momenti fanno piangere se si pensa che c’è chi abbocca, ci crede e si infervora.
Cogo, che ottenne una stella Michelin all’epoca dell’El Coq di Marano , che ora gestisce il Dama Restaurant di Venezia e il Social Club di Schio non ha dubbi e sempre a Il Foglio ha dichiarato: “Fare baccano sulle farine d’insetti è abbastanza superfluo. È un prodotto che esiste ed è giusto che trovi il suo collocamento e che venga regolamentato nel modo più corretto. Che quindi quando viene utilizzato sia chiaramente e facilmente individuabile. In Italia è sempre stato difficile fare innovazione in cucina, o quantomeno riuscire a farla accettare. È così perché viviamo in un paese con una storia e tradizione culinaria eccellente, che consideriamo difficilmente migliorabile, per questo a volte la ricerca nei piatti è vista con sospetto, come qualcosa che in un modo o nell’altro può quasi rovinare la nostra cucina”, sottolinea Lorenzo Cogo. Se questo è il contesto, un contesto che per anni è sembrato inscalfibile, qualcosa sta leggermente cambiando: “Siamo però in un momento storico nel quale l’apertura alle novità sta piano piano diventando se non una consuetudine, quanto meno una realtà. E questo è positivo, anche perché viviamo in un mondo sempre più globalizzato, dove c’è un continuo confronto tra culture culinarie differenti e un’attenzione maggiore alla loro valorizzazione”.
Ma stando ai prezzi attualmente in circolazione, non è detto che queste farine di insetto riusciranno ad arrivare nelle cucine italiane. Un chilo di farina di grillo costa oltre settanta euro al chilo: chi è che ,anche volendola, con questa crisi se la può permettere? Eppure, secondo chi abbocca alle fake news, vorrebbero imporci (chi?) questi nuovi alimenti. Secondo i mentecatti del web che ne parlano convinti, ci sarebbero dei ‘poteri forti” che vorrebbero imporci queste farine, quando queste non arriveranno mai sulle nostre tavole anche per la tradizione della cucina italiana.
“Nella mia cucina potrei considerare gli insetti solo se sono legati al nostro territorio e alla nostra cultura. L’utilizzo di un grillo allevato in batteria in Olanda non mi interessa. Sono alimenti che hanno un loro sapore, una loro consistenza, un loro odore. Serve tempo prima che la cucina e l’alta cucina possano davvero prenderli in considerazione. Al momento non vedo un inserimento nei menu, nemmeno me lo immagino”, conclude Lorenzo Cogo.
di Redazione AltovicentinOnline
Mangiamo insetti senza saperlo: il nostro viaggio tra gli scaffali del supermercato – la Repubblica