a cura del direttore dell’Agenzia Dire Nicola Perrone
Vero che in Italia siamo tutti più concentrati a rimandare piuttosto che affrontare i problemi. Ma poi quelli, i maledetti problemi con tutti gli altri problemi che si accollano, alla fine si presentano. E il conto alla fine, ahi, è sempre salato e senza sconti. Per adesso da noi, dico qui in Italia, anche le grandi centrali sindacali stanno ancora ragionando su cosa fare e in che modo. Sensibilità e interessi diversi, ognuno cerca di portare acqua al proprio mulino, anche se per la siccità, non solo ambientale ma pure culturale e politica, ormai di acqua ce n’è davvero poca in tutti gli ambiti.
Tornando ai problemi e a quei popoli che hanno detto basta, stiamo vedendo che il conflitto, quello vero che si vede quando il popolo scende in massa per le strade e si incazza, quel conflitto che pensavano appartenere al vecchio album dei ricordi è tornato prepotente alla ribalta. Prima l’Inghilterra, con tutti i servizi bloccati allo scorso dicembre; poi la Francia di questi giorni, bloccata da imponenti manifestazioni di cittadini un tantino urtati che mettono a soqquadro ogni cosa. E non sono soltanto vecchi nostalgici della lotta di classe o qualche categoria, no, in piazza si vedono giovani, tanti, e tutte le diverse tipologie sociali. Tutti incavolati contro il potere costituito e le leggi di riforma che questo vuol imporre a tutti per il loro bene. Ma su quale sia il proprio bene ci sono delle divergenze, a quanto pare. Da quelle parti, almeno a quel che si vede, su temi ritenuti importanti ed essenziali, non esiste la società polverizzata che tanti sociologi hanno decantato, ma una risposta di massa.
Per quanto mi riguarda penso sia importante che già adesso si cominci a ragionare sullo sbocco, sulla risposta da dare perché la protesta non si trasformi in violenza, per incanalarla come pensano in Francia, verso un desiderio politico positivo. Che alla fine altro non è che una questione di sovranità, cioè su chi deve decidere o coinvolgere nelle decisioni da prendere. Su cosa fare e in che modo per contrastare scelte sbagliate, pensiamo soltanto a quelle relative al cambiamento climatico, decise altrove da pochi e che, lo dicono gli scienziati, ci condannano tutti a una brutta fine. La domanda alla fine è semplice: di fronte all’incompetenza dei potenti e al modello sociale fallimentare da loro creato e che vogliono continuare ad imporre è reato battersi, scendere in piazza in massa, per scacciarli e provare a cambiare la società? E non basterà dire di avere la coscienza pulita, perché come diceva il nostro saggio amico Stanislaw Jerzy Lec a questo proposito: “Aveva la coscienza pulita… mai usata”.