Torna la calda ed intensa voce di Eva Pevarello, cantautrice e tatuatrice thienese, che per il panorama musicale italiano ha lanciato 27 gennaio 2023 il nuovo singolo “Questa Pelle” (Pulse Srls – distribuzione The Orchard https://orcd.co/questapelle). Il singolo, scritto dalla stessa Pevarello con Simone De Filippis e Viviana Strambelli, è per lei una nuova conquista. Si tratta della prima canzone che ha partorito quando si è trasferita a Roma, dove vive tuttora, con la pandemia alle porte, solitudine totale e ignoto per il futuro. Tre anni di introspezione dove ha acquisito una nuova padronanza del suo sé, la consapevolezza di voler tornare dai suoi fan donando loro tutta la sua essenza, senza filtri. Per questo motivo il nuovo album, in arrivo probabilmente entro la fine del 2023, sarà auto prodotto, in collaborazione con il produttore romano Simone De Filippis, dove renderà omaggio alle sue origini gitane, con brani in Sinto come ‘Tine Mal’ (Piccoli Amici), brano uscito a Dicembre 2020 scritto totalmente in Sinto da suo padre Oscar Pevarello, che farà parte del disco. Eva ha partecipato alla decima edizione di X Factor e a Sanremo Giovani nel 2018, notevoli esperienze sui più importanti palchi italiani come Firenze Rocks, MiAmi di Milano, Collisioni e collaborazioni con artisti del calibro di Manuel Agnelli, Rodrigo D’Erasmo, Carmen Consoli, Max Gazzè e Ghemon.
Torni dopo tre anni di fermo. Come hai vissuto questo periodo e cosa ha significato per te?
“Sicuramente tre anni di fermo dovuti al Covid che per noi artisti è uno stop forzato, però allo stesso tempo per me sono stati anni super utili perché mi hanno permesso di fare questo disco. Il Covid è stata una disgrazia ma per me è stato anche un periodo importante per riuscire a chiudermi completamente in questa cosa e capire cosa volevo fare per la mia carriera”.
Questo è il tuo primo disco da auto produttrice. Cosa ti ha spinto a prendere questa decisione?
“Sentivo il bisogno di essere me stessa al 100%, volevo fare quello che mi piace, che davvero mi rappresenta, essere completamente sincera e portare tutta la mia persona nella musica. Se vuoi fare quello che vuoi è difficile trovare chi te lo permette di fare. Quindi ad un certo punto ho capito che l’unica strada per me da percorrere era auto produrmi, con tutti i pro e i contro che sono tanti. Ma la soddisfazione è molto più grande”.
Mi racconti di questo singolo “Questa pelle”, di cosa parla?
“E’ il primo di tre singoli che usciranno prima del disco ed è caratterizzato da un rock psichedelico e incandescente. Un inno all’amor proprio, di rinascita e autocoscienza dopo una separazione. Parla di una rottura, è dedicata ad un amico. Parla di separazione ma rispecchia anche un po’ il periodo che abbiamo passato tutti, che sto passando anche io, di grande cambiamento. E’ stata la prima canzone che ho scritto quando mi sono trasferita a Roma. L’ho scritta in un momento assurdo, alle porte di una pandemia, trasferita da poco in una città immensa di cui non conoscevo quasi niente. Mi sono sentita molto sola e distante da tutto e tutti. Ma sapete una cosa? È stato fico. Passare tanto tempo “sola con me” mi ha permesso di prendere più coscienza della persona che sono e anche di quello che voglio fare davvero nella vita e con la musica. Mi ha fatto capire che la strada che voglio prendere è una sola ed è la strada della verità. “Questa Pelle” è il primo tratto di strada della mia verità. Spero possa somigliarvi e diventare parte anche della vostra. L’album è ancora in fase di produzione, sto per terminarlo ma dipende molto anche dalla possibilità di investimento economico”.
Di cosa parla l’album, come lo definiresti?
“Sicuramente sono tutte cose che ho scritto io ed esperienze che ho vissuto in prima persona, introspezione, sentimenti e situazioni che ho realmente vissuto. L’elemento nuovo che arriva con questo disco sono le influenze gitane che in qualche brano ho portato con brani cantati in Sinto, mescolati alle influenze elettroniche, psichedeliche, black e crude che caratterizzano la sua nuova produzione musicale. ‘Tine Mal’, scritta da mio padre uscita a Dicembre 2020 farà parte dell’album ma avrà un arrangiamento diverso. Il sound è molto diverso rispetto a quello che è uscito finora perché è auto prodotto, scritto e composto io dall’inizio alla fine. E’ più intimo e personale, ha una mescolanza di sonorità che comprende un po’ tutto il mio background di ascolto musicale. Il disco credo uscirà dopo l’estate, non essendo un disco estivo non voglio che si mischi a tormentoni e non è adatto per quel periodo. Mi piacerebbe dargli la giusta attenzione. Ci sono tre belle collaborazioni, due italiane e una straniera ma suona e vive in Italia”.
Cosa ne pensi degli artisti che si sono esibiti quest’anno a Sanremo?
“Ho seguito molto poco perché ho avuto molto da fare a livello lavorativo, ho visto come tutti poi tra i social i video che sono girati. Sinceramente non ci sono tante canzoni,da quello che ho sentito, che a me personalmente sono piaciute. Gli artisti che ho preferito sono stati sicuramente Madame che a me piace già un sacco, Di Martino e Colapesce mi è piaciuta la loro canzone e anche, sorpresona, mi è piaciuta molto la canzone dei Cugini di Campagna”.
Cosa pensi dei monologhi delle donne co-conduttrici di quest’anno? Ti rispecchi nei loro messaggi? E se si in quali?
“Sicuramente sì, mi sono piaciuti i loro monologhi anche se quello che mi è piaciuto di più devo dire è stato quello di Francesca Fagnani per aver parlato delle carceri, argomento di cui non parla mai nessuno e sono stata contenta che abbia portato a Sanremo un argomento così importante. L’argomento del femminile a me interessa nel presente più che mai ma si tende anche a parlare solo di quello. Una voce fuori dal coro direi”.
In futuro ti piacerebbe tornare a Sanremo?
“Se ne avrò la possibilità sarebbe bellissimo poterci tornare, ho molti ricordi belli ed è stata un’esperienza importante, anche come artista. Poi se potessi tornare con qualcosa di mio sarebbe ancora più importante per me. Mi rendo conto che non è facile”.
Parliamo dell’ultima canzone di Francesca Michielin “Padova uccide più di Milano”. Ha suscitato molto clamore perché ha un testo forte. Parla da credente di una città, Padova, che le appare bigotta, razzista e ipocrita. Anche nei tuoi testi parli spesso della figura della Madonna per te importante e sei nata e cresciuta a Thiene. Pensi anche tu che il Veneto sia una regione così come la descrivono queste due donne?
“Ho letto il testo ed è bello potente, si è sfogata. Sì, anche io credo un po’ che nel Veneto ci sia questo pensiero razzista di fondo e questa ipocrisia rispetto a chi va in chiesa, che pregano dalla mattina alla sera e poi alla fine nella vita normale fanno il contrario. Questa cosa l’ho notata anche io. Abitando a Roma vedo che anche qui però capitano situazioni del genere, anche se è una città con più culture differenti essendo la capitale. Il Veneto sicuramente è ancora molto indietro su questo, un po’ chiuso. Anche se credo che dappertutto ci sia ancora questa idea del diverso”.
Come esperienze personali, avendo vissuto nel vicentino, ti sei ritrovata in situazioni che potessero avere a che fare con forme di razzismo?
“Non mi sento di generalizzare, ci sono persone che non hanno questo atteggiamento. Poi ognuno ha il proprio vissuto, del mio posso dire che da piccolina mi è successo qualche episodio di razzismo dovuto alle mie origini sinte ma nulla che mi abbia poi procurato dei dolori profondi come magari nel loro caso. Ho sempre saputo chi sono e sono fiera di chi sono. Le mie esperienze non state invalidanti”.
Laura San Brunone