Filippo Zolesi è un professore delle superiori. Insegnante di matematica al Marco Polo di Firenze è stato sospeso otto giorni per aver bestemmiato sui social. Aule interdette e stipendio decurtato in busta paga per un post su Facebook. O meglio, per aver criticato in maniera colorita la scelta di aggiungere la parola ‘merito’ alla denominazione del ministero dell’Istruzione. Ma sulla sanzione disciplinare, stabilita dall’Ufficio scolastico provinciale perché l’episodio è stato considerato “non conforme alle responsabilità, ai doveri e alla correttezza inerenti alla funzione docente”, si scaglia la Cgil. Il docente, spiega il sindacato fiorentino, “si è pubblicamente scusato per l’utilizzo di un’espressione non rispettosa del sentimento religioso ed evidentemente ritenuta da tutti inopportuna, ma ciò non è bastato all’Ufficio scolastico, che ha agito nei suo confronti con il pugno duro, infliggendogli una sanzione di una pesantezza mai vista prima”. Per la Cgil “è molto grave” che l’insegnante “venga colpito nella sua qualità di dipendente per un comportamento tenuto fuori dall’ambiente di lavoro, nel suo tempo libero, in un contesto comunicativo che nulla ha a che vedere con l’istituzione scolastica. E’ un pericoloso precedente che deve mettere in guardia tutti i lavoratori pubblici e privati”. Oltre a questo “è altrettanto grave che si punisca il docente per aver espresso il proprio disappunto politico: in quanto espressamente riferita al ministero dell’Istruzione e del merito, l’espressione incriminata è considerata ‘in palese, grave contrasto con le funzioni proprie dello status di docente'”, si legge nel provvedimento.
“Per l’amministrazione- prosegue la Cgil- una forte ed esplicita critica verso il ministero è automaticamente incompatibile con la funzione di docente. Ci chiediamo quindi se la libertà di pensiero, sancita dall’articolo 21 della Costituzione, vada garantita solo se gradita al potere costituito e solo se non esprima una critica verso l’idea di scuola meritocratica, peraltro contraria al dettato della nostra Carta. E ci chiediamo inoltre se da ora in poi i provvedimenti disciplinari verranno branditi per mettere il bavaglio alle voci dissidenti”. Infine “sottolineiamo che la volontà dell’amministrazione di colpire il docente ha finito per danneggiare anche i suoi studenti, soprattutto quelli delle classi quinte”.