“Finalmente la Regione ha risposto ai cittadini che sulla base di quanto stabilito dal Piano Faunistico Venatorio avevano presentato, a maggio 2022, istanza di divieto di caccia nei propri terreni. E’ stata un’attesa infinita di ben 8 mesi. Un tempo enorme, peraltro dopo una trafila burocratica mai vista prima d’ora in tutta Italia per pratiche simili, con i cittadini che hanno dovuto pagare centinaia di euro ai Caf agricoli per la compilazione della domanda e addirittura sono stati costretti ad iscriversi obbligatoriamente all’agenzia regionale Avepa, pur non essendo molti di loro agricoltori di professione”.
A fare il punto della situazione è il consigliere regionale del PD Veneto, Andrea Zanoni, alla luce della delibera di Giunta n.76 del 26 gennaio. I cittadini che hanno fatto domanda e che vogliono conoscere l’esito possono consultare la delibera, muniti dell’Identificativo Domanda, attraverso il seguente link: https://www.regione.veneto.it/web/agricoltura-e-foreste/caccia-pesca/fondi-sottratti
“Su 611 richiedenti le domande ammesse sono state solo 127, pari al 21% del totale. Sono 41 i cittadini che invece si sono invece visti negare metà della superficie per la quale chiedevano il divieto di caccia. Infine sono ben 443 quei cittadini che purtroppo si sono visti respingere la domanda di divieto di caccia in tutta la superficie da loro richiesta, pari al 72 % del totale dei richiedenti. Praticamente Zaia ha detto no a tre cittadini su quattro”.
Scendendo nel dettaglio, “le domande dei 611 cittadini riguardavano una superficie complessiva pari a 9.617 ettari. Di questi, 2.220 saranno protetti e 7.397 continueranno ad essere territorio delle scorribande delle doppiette. Ora i cittadini riceveranno una lettera della Regione che li informerà dell’accoglimento, del parziale accoglimento o del rigetto totale della loro domanda, anche se sin da subito potranno consultare la delibera scoprendo il destino che gli aspetta. Per una Regione guidata da un partito che ha fatto la sua fortuna politica con il motto “paroni a casa nostra” questa delibera diventa ridicola perché invece consente ai cacciatori di essere “paroni a casa vostra”.
Zanoni evidenzia che “la Regione Veneto continua ad usare due pesi e due misure. Da un lato, per accontentare i cacciatori, solo giovedì scorso, dopo appena 7 giorni da una sentenza del TAR che chiudeva la caccia ai migratori in tutto il Veneto, ha approvato in tempi di record una nuova delibera per riaprirla. Invece, per le richieste di divieto di caccia, ha fatto attendere tutti 8 mesi. Consentendo nel frattempo ai cacciatori di entrare in terreni di caccia dove era vietata per legge per l’intera stagione venatoria e, ancora peggio, rigettando la grande maggioranza delle domande”.
“Invito tutti i cittadini che si sono visti negare totalmente o parzialmente il proprio sacrosanto diritto, sancito da una norma dello Stato, di fare ricorso al TAR del Veneto contro questa delibera. Sono a disposizione di coloro che hanno bisogno di chiarimenti. Credo infatti – aggiunge in conclusione – che molte delle motivazioni usate dalla Regione siano strumentali e infondate e perciò illegittime. L’unico dato positivo, e non da poco, è che 2200 ettari diventeranno off limits per i cacciatori, contribuendo a salvare migliaia di inermi animali selvatici già in difficoltà per il consumo di suolo, pesticidi e cambiamenti climatici. Una piccola grande soddisfazione per il lavoro che ho fatto in questi mesi per far conoscere, anche con una decina di incontri in tutte le province venete, le modalità per ottenere il divieto di caccia”.

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