C’è chi la ricorda quasi con affetto, chi la racconta romanzandola, chi ancora sente i brividi lungo la schiena e si augura non ricapiti mai più. E’ l’epica nevicata del 1985, con precipitazioni che arrivarono dal pomeriggio del 13 gennaio con temperature minime a dir poco siberiane. Basta solo citare quel -18,9° di Vicenza del giorno 11, per dare la dimensione del gelo che aveva investito l’intera provincia nei giorni antecedenti il grande evento: già la mattina di lunedì 14 gennaio, tutto l’alto vicentino era sotto una spessa coltre bianca di circa 30 centimetri, ma sono i numeri a fine precipitazione – pur con degli intervalli nevicò per oltre 4 giorni – a far parlare ancora a 38 anni di distanza di quella nevicata.
Se nel capoluogo berico si arrivò infatti a toccare i 70 centimetri, Thiene e Schio raggiunsero il metro che fu invece superato di almeno 10/15 centimetri nelle Valli dell’Astico e del Posina.
Facile immaginare le inevitabili conseguenze: strade paralizzate, scuole, uffici e persino aziende rimasero chiuse per giorni, diverse le contrade valligiane e montane rimaste isolate senza contare notevoli danni ai tetti. Una slavina – e il pericolo di altre che incombevano – investì la strada del Costo che fu interrotta per oltre una settimana, mentre il crollo di una tettoia all’Ospedale Boldrini di Thiene provocò il ferimento di alcune persone.
Fu la nevicata del secolo, con annessi grandi e oggettivi disagi: eppure quasi un ricordo nostalgico, per molti, di un tempo che sembra ormai lontanissimo specie se paragonato agli inverni di questi anni che latitano perfino alle quote più alte. Il fascino, quando non esagera, di un fatto meteorologico sempre più raro e forse per questo particolarmente attraente. Quei fiocchetti bianchi che cadono e colorano il paesaggio quasi mutandolo. E intorno il silenzio regna sovrano.
di Redazione AltoVicentinOnline
(nelle foto oltre a Thiene e Schio, alcuni scatti da Mosson di Cogollo del Cengio dal libro ‘Mosson Anni Mille’ di G. Borgo)