Occhi penetranti, riccioli scuri che a fatica stanno sotto l’immancabile cappellino e postura di chi sa bene cosa vuole nella vita. E’ una settimana speciale quella che sta vivendo il pluricampione del mondo di Enduro, Andrea Verona. Per lui, classe 1999 in forza alla GASGAS Factory Racing dal 2021, i trofei che fanno bella mostra nella vetrina di casa ormai non si contano più, ma il riconoscimento ottenuto dal Coni nei giorni scorsi, restituisce la misura del suo talento e racconta più di tante parole il percorso di questo giovane fuoriclasse vicentino.
Per l’endurista di Piovene Rocchette, campione assoluto del mondiale EnduroGP e con all’attivo ben tre campionati mondiali E1 consecutivi, è arrivata infatti la massima onorificenza dello sport italiano, conferitagli assieme al neo diplomato campione del mondo della Moto GP Francesco Bagnaia: un ‘Collare d’Oro’ che sa di traguardo anche se davanti c’è ancora una vita tutta da vivere. Anzi, da correre.
Andrea, tra il Collare d’Oro del Coni e la grande festa che state organizzando per sabato ad Albettone, che giorni sono questi per te?
Sono senz’altro giorni di forti emozioni: l’onorificenza del Coni è di assoluto prestigio e trovarmi premiato assieme ai migliori atleti italiani mi rende molto orgoglioso, ma mi fa anche sentire più responsabile per ciò che rappresenta. Sabato invece è festa pura, l’abbraccio con chi mi segue e con i sponsor che mi hanno sostenuto ma anche con chi vuole venire a conoscere questo sport: l’evento è assolutamente aperto a tutti.
Un evento che non a caso si svolge ad Albettone: mi pare di capire che il legame con il territorio per te sia importante, dico bene?
Assolutamente sì. Lì c’è la pista di Lovolo dove praticamente sono cresciuto e dove mi sono sempre allenato: un po’ una seconda casa. Ma in generale mi piace, impegni permettendo, frequentare i motoclub della zona, incontrare tanti amici che sono diventati supporter ma dei quali conosco nomi e cognomi. Il mio territorio mi sostiene e io cerco di contraccambiarlo con la presenza.
Coi più giovani c’è però forse il rapporto più speciale: al Motors Days di Cogollo i campioncini del minicross avevano occhi solo per te…
Beh, senz’altro i risultati hanno aiutato a farmi conoscere e i giovani ti guardano come facevo anch’io del resto, fino a pochi anni, quando mi ispiravo ai campioni dell’epoca. Penso che faccia loro piacere incontrare il loro beniamino, avere la possibilità di ascoltarlo ma anche di dare loro la possibilità di raccontarsi: un confronto sano, per me l’anima di ogni sport dove si vuole crescere.
Domanda difficile: ora tu sei un campione e hai dove allenarti, ma in qualche caso chi fa motocross o enduro non è ben visto e il problema degli spazi sussiste ancora. Cosa pensi a riguardo?
In effetti è così. Forse un po’ a causa di media che ci danno poco spazio, forse il fatto che questa attività è poco ‘capita’: il risultato è che tolte le manifestazioni dove troviamo ospitalità, mancano i luoghi per allenarsi. Questo inevitabilmente fa sì che qualcuno è costretto a farlo in sentieri non dedicati con le conseguenze e le proteste che conosciamo: se comuni, motoclub, federazione si sedessero ad un tavolo, io credo che potremmo trovare delle soluzioni che potrebbero accontentare tutti senza disagi. Ma serve la volontà di farlo: io cerco di fare la mia parte facendo promozione di uno sport che ha tanto da offrire. E poi va considerato l’indotto economico che crea, solo nel vicentino ci sono decine di aziende impegnate nella realizzazione di vestiario e accessori. C’è un mondo dietro, ma va conosciuto e compreso senza pregiudizi.
So che se la tua carriera ti ha riservato tanti successi sin dal tuo esordio nel 2006, la vita invece ti ha fatto affrontare troppo prematuramente un passaggio doloroso con la scomparsa di tuo papà nel 2018. Quando pensi a lui cosa ti viene da dirgli?
A lui devo tutto. Passione, tecnica, tenacia. Ma sono molto razionale e so che ora mi devo guardare le spalle da solo perchè lui non c’è più. A volte però mi capita di confrontarmi idealmente con lui, so che non avrò risposte, ma mi piace l’idea di pensare come avrebbe ragionato…
Cosa si augura Andrea per il suo futuro?
Mi piace fare un passo alla volta. Non amo pensare ad obiettivi troppo in là e neanche a cose troppo in grande. Direi che intanto devo continuare ad impegnarmi per confermarmi e poi chissà…magari tra qualche anno potrei pensare all’America dove c’è un campionato molto vivace, complice la cultura motoristica che hanno oltreoceano. Ma vedremo. Intanto mi godo la giornata, il tempo libero, anche se pochissimo, che questa professione mi consente. Ma è uno stile di vita che mi sono scelto. E non mi pesa affatto.
Marco Zorzi