Il 9 1989  cade il Muro di Berlino: cade il “muro della vergogna” al grido Libertà, libertà di decine di migliaia di tedeschi dell’Est, accolti in un grande abbraccio dai fratelli dell’Ovest, tra fiumi di birra gratis offerta dai locali. La notizia della caduta del Muro di Berlino rimbalza sui telegiornali di tutto il mondo, nei quali scorrono le prime immagini di festa che concludono una rivoluzione silenziosa iniziata mesi prima e che aveva portato alla caduta del leader comunista Erich Honecker, fedelissimo di Mosca. L’episodio del 9 novembre, in realtà, nasce per caso.
Per ventotto anni il Muro di Berlino è stato il simbolo della divisione di un Paese e, soprattutto, dell’incomunicabilità e contrapposizione totale di due sistemi ideologici ed economici, quelli comunista e capitalista. Ma la barriera di filo spinato di oltre 150 chilometri tirata su in una notte, il 13 agosto del 1961, per separare Berlino ovest da Berlino est e dal resto della Repubblica democratica (DDR), poi diventata un muro in mattoni e cemento sempre piu’ alto e invalicabile, è stata soprattutto una ferita inflitta nella carne di chi in quella città ha vissuto.

Prima di cadere, il 9 novembre del 1989, il Muro di Berlino ha fatto almeno 138 morti, la maggior parte dei quali sono stati uccisi dalle guardie di confine nei primi cinque anni trascorsi dalla sua costruzione. La prima vittima ha perso la vita nella Bernauer Strasse, nel tentativo finito male di saltare dal balcone verso l’ovest, il 22 agosto del 1961. In quei primi giorni di caos, chi poteva provava ancora in ogni modo a lasciare quella che stava prendendo la forma di una prigione a cielo aperto, ‘venduta’ dal regime comunista come il ”vallo di difesa antifascista”. I primi colpi mortali sono stati sparati due giorni dopo, il 24 agosto, contro Gnter Litfin, mentre tentava di attraversare a nuoto la Sprea, il fiume di Berlino. L’ultima persona uccisa e’ stato un ragazzo di vent’anni, Chris Gueffroy, contro cui le guardie di confine hanno sparato il 5 febbraio del 1989 durante un tentativo di superare il confine a Neukoelln. Mentre l’ultima vittima, Winfried Freudenberg, e’ morta l’8 marzo cadendo dal cielo poco dopo aver superato il Muro con un pallone aerostatico ‘fatto in casa’, nel quartiere occidentale di Zehlendorf.

Durante la sua famigerata ‘carriera’, il Muro – che si estendeva in varie forme lungo i 155 chilometri di confine con Berlino Ovest, 43 dei quali attraversavano la citta’ – ha subito diverse trasformazioni. Dal filo spinato si è passati velocemente ai mattoni, poi al cemento, con evoluzioni nel 1962 e 1965. Si giunge a una doppia barriera composta da due muri, separati dalla cosiddetta striscia della morte – che alla fine del 1989 aveva dimensioni tra i 15 e i 150 metri -, pattugliata costantemente da soldati e cani addestrati e sorvegliata da oltre 300 torri di sorveglianza. Dal 1975, 42 chilometri di Muro vengono sostituiti con elementi prefabbricati alti 3,60 metri dal peso di 2,75 tonnellate, sovrastati da cilindri in cemento. In quegli anni i punti di passaggio tra est e ovest, sorvegliatissimi, erano otto. Il piu’ famoso dei quali era ed è tutt’oggi il ‘Checkpoint-Charlie’, il passaggio con il settore statunitense, dove nel 1961 è andato in scena un duro confronto, con carri armati statunitensi e sovietici schierati gli uni di fronte agli altri. Nonostante i controlli, le morti, gli omicidi e gli oltre 10mila soldati impegnati negli anni nella sorveglianza, piu’ di 5mila persone riuscirono a fuggire dalla DDR raggiungendo Berlino ovest.

 

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