(fonte Quotidiano  Sanità) Succede in Veneto, che le guardie mediche scarseggino e che gli ospedali si rivolgano al mercato del privato tramite cooperative o libera professione. Il segretario di Cimo Fesmed Veneto, Giovanni Leoni, non è la prima volta che formula delle considerazioni sull’inarrestabile ricorso da parte delle aziende sanitarie verso un privato molto più costoso del pubblico e con meno carenze di personale.

“Esclusi i direttori di struttura complessa, tutti i medici dipendenti sono tenuti a svolgere i turni di guardia notturna e festivi ma, nonostante questo – spiega il segretario della Cimo Fesmed Veneto, – c’è una forte carenza per coprire questi turni. Il valore economico orario per un medico di guardia nel pubblico impiego varia dai 40 – 55 euro lordi ora, moltiplicati per un turno di12 ore. Se poi un medico dipendente di un ospedale su base volontaria vuole fare turni di guardia ulteriori in libera professione, gli viene riconosciuto da CCNL 440 euro lordi a turno di 12 ore. Tariffe ferme da oltre 10 anni. Quando però i medici di guardia scarseggiano il servizio viene appaltato, seguendo quotazioni di mercato molto più alte. Infatti per 12 ore nel privata una azienda sanitaria spende 100 euro lordi all’ ora, pari a 1200 euro lordi per turno”.

Secondo Leoni, se un turno di guardia vuol dire lavorare dalle 20 di sera alle 08  del mattino e quasi ininterrottamente, considerato il fattore della carenza dei medici e la differenza retributiva che c’è fra privato e pubblico, i medici ospedalieri disponibili a svolgere questo servizio in particolare, saranno sempre di meno. “Siamo davanti ad una lenta, ma continua privatizzazione della sanità pubblica – commenta Leoni – che viene poi certificata dai bandi di appalti a ditte esterne private sempre più importati sia di valore economico che di tipologie di attività richieste. Le specialità maggiormente interessate oltre al pronto soccorso sono medicina interna, pediatra e ginecologia, e naturalmente anestesia e rianimazione e radiologia” .

Se la differenza di paghe orarie è così elevata fra pubblico e privato allora secondo Leoni non solo avremo sempre più difficoltà a reperire medici di guardia ma, dovremmo aspettarci sempre meno medici nel sistema sanitario in generale e con aziende sanitarie con bilanci in cui la parte dedicata alla libera professione aumenterà inesorabilmente nei servizi negli ospedali se si vorrà garantire la continuità di servizio all’utenza .

“In pratica – prosegue il segretario regionale della Cimo – negli ultimi tempi il valore del lavoro medico, in particolare a livello dell’urgenza emergenza, lo sta determinando il mercato e non il contratto collettivo nazionale, le cui retribuzioni mettono il medico dipendente italiano ai minimi livelli europei. Come Cimo Fesmed – fa sapere Leoni – abbiamo già proposto una revisione dell’intero sistema creando un nuovo ruolo unico per l’urgenza-emergenza. Saranno necessarie nuove ed ulteriori risorse da destinare a questo fondamentale settore, dove i passaggi fondamentali dovranno essere l’introduzione della definizione della parola “usurante” per il lavoro in emergenza-urgenza, la rivalutazione economica del servizio di guardia e della attività di pronto soccorso, 118 e guardia medica del territorio”.

Leoni ricorda quindi che “Guido Quici, presidente nazionale Cimo Fesmed, al convegno organizzato da Fimeu, cimo Toscana e Anaao Toscana dedicato al 30° anniversario della nascita del sistema emergenza-urgenza, ha sottolineato che un 4° LEA dedicato all’emergenza-urgenza, la rete unica e il ruolo unico dei medici dell’area, sono obiettivi che non possono più essere rinviati” . Per il presidente Cimo Veneto oltre alla riforma strutturale e organizzativa del sistema occorrerà una riflessione sulle risorse.

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