“Il divario con la vicina Emilia-Romagna ha dimensioni da voragine e anche rispetto al quadro nazionale il Veneto si colloca ben al di sotto della sufficienza. Insomma, sul fronte del fascicolo sanitario elettronico, un servizio di fondamentale importanza per i cittadini, la nostra regione si trova in un ritardo allarmante e da colmare rapidamente”.
Anna Maria Bigon, consigliera regionale del PD Veneto e vice presidente della Commissione Sociosanitaria, commenta così i dati provenienti dalle Linee guida per l’attuazione del Fse, rilanciati da ‘Dataroom’ del Corriere della Sera.
“Colpisce in negativo quel misero 19,1% di referti resi pubblici e fruibili dall’utenza veneta, relativi a visite ed esami, mentre questa cifra tocca il 91,6% in Emilia-Romagna e vede collocarsi, seppur distanziate, altre Regioni come Toscana, Piemonte e Puglia tra il 60 e il 40%. A dieci anni dall’introduzione del fascicolo e dopo un continuo riempirsi la bocca di eccellenza, emerge e si conferma dunque una tendenza della sanità veneta nel trascurare tutta la parte informatica. Cosa che era già evidente dopo le ripetute falle che nei mesi scorsi hanno consentito agli hacker di penetrare nei sistemi. Una fragilità che non solo va a danno dei cittadini ma che neppure lontanamente consente a loro di poter fruire di servizi tecnologici semplificati”.
“Credo sia doveroso – conclude Bigon – approfondire nelle sedi competenti questo quadro inaccettabile e assumere, attraverso adeguati finanziamenti, misure in grado di invertire rapidamente la rotta”.