Una giornata particolarmente significativa, quella di oggi in Fiera a Vicenza, dove si sono riuniti gli imprenditori della aziende dell’artigianato e del terziario di Confartigianato e Confcommercio in occasione della giornata nazionale di mobilitazione indetta da Rete Imprese Italia.
Con l’invito “La politica non metta in liquidazione le imprese” le due organizzazioni di categoria, che insieme rappresentano 35mila operatori vicentini, hanno infatti voluto tratteggiare il quadro della situazione e “consegnare” al mondo politico un messaggio forte e chiaro: è ora di cambiare rotta, dopo il rigore è il momento di avviare un percorso di crescita e di rilancio dell’economia.
Una giornata animata da spirito propositivo, quindi, come hanno sottolineato Agostino Bonomo e Sergio Rebecca, rispettivamente presidente Confartigianato e presidente Confcommercio.
Dopo i saluti e l’intervento (in streaming) di Carlo Sangalli, presidente di Rete Imprese Italia, e i discorsi di apertura dei due leader provinciali, la mattinata è proseguita con un talk show, moderato dal direttore di TVA Vicenza Luca Ancetti, in cui è stata delineata, dati alla mano, la situazione delle imprese dell’artigianato e del terziario. Un quadro non certo roseo: nel commercio e nella ristorazione il saldo negativo tra aperture e chiusure nel 2012 è stato di -758 attività (contro -268 del 2011); i fatturati 2012, secondo un’indagine congiunturale Confcommercio, sono calati mediamente più del doppio rispetto al 2011 (-9%); i consumi sono diminuiti del 5,3% rispetto all’anno precedente, mentre il ricorso agli ammortizzatori sociali è notevolmente aumentato. Anche l’artigianato è in sofferenza: ci sono meno aziende che sopravvivono, l’export che nel 2011 segnava un + 13,8% è ora al 2,7, l’accesso al credito è sempre più difficile e diminuisce la quota di finanziamento che le banche concedono.
E tutto questo mentre la pressione fiscale, tra imposte, tasse e contributi, raggiunge il 56% del reddito e gli obblighi burocratici assorbono 120 giorni lavorativi all’anno. Dopo la recente Imu, aumentata del 97% rispetto all’Ici, è prossima la Tares, che prevede prelievi in aumento rispetto all’attuale tassa sui rifiuti e che, slittata a luglio, non permette alle aziende alcuna previsione di spesa.
Allora, che fare? Ancora una volta commercianti e artigiani assieme hanno chiesto a gran voce che la politica torni a fare la sua parte in maniera concreta e responsabile.
Per questo ai candidati delle prossime elezioni politiche, e delle successive amministrative, verrà consegnato il documento “Le nostre ragioni”.
Minor pressione fiscale, ridare nuovo credito alle imprese, semplificazione normativa e snellimento burocratico, sviluppare le imprese per sviluppare il mercato del lavoro, investire su infrastrutture ed energia per competere, ripensare a attuare nuove politiche industriali e dei servizi, favorire i processi di internazionalizzazione, investire sull’imprenditoria femminile: questi sono alcuni dei punti chiave su cui il mondo imprenditoriale dell’artigianato e del commercio invita i politici a riflettere, pronto anche a dare il suo contributo.
Nel corso dell’incontro Sergio Rebecca ha messo l’accento anche su altre due questioni prioritarie per Confcommercio: il turismo “un patrimonio sul quale investire realmente, tutti assieme”; e la tutela del territorio, “da realizzarsi attraverso politiche urbanistico-commerciali che preservino l’ambiente e la ricchezza dei centri storici e delle nostre città” . Agostino Bonomo dal canto suo ha sottolineato una delle questioni fondamentali per la competitività delle imprese, la fiscalità: “Oggi parte della competitività delle nostre imprese è determinata dalla fiscalità locale; abbiamo attivato strumenti di monitoraggio per IMU e Tares e le prime evidenze sono sconcertanti. Comuni limitrofi hanno, a parità di servizi, livelli di tassazione molto differenti; ciò alimenta ulteriormente quell’incertezza che oggi proprio non ci possiamo più permettere”.