Stop a chat Whatsapp con studenti e docenti, amicizie sui social, contatti continui anche dopo l’orario di lavoro. Il sindacato dei presidi del Lazio prova a darsi delle norme deontologiche per regolare la comunicazione all’interno degli istituti scolastici, anche alla luce della recente indagine dell’Usr Lazio attivata per chiarire i rapporti tra la dirigente scolastica di un liceo romano e uno studente. “Whatsapp è uno strumento molto comodo, ma proprio per questo favorisce una comunicazione fin troppo libera, bisogna frenare questo canale di comunicazione e limitare questo strumento”. Cristina Costarelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi (Anp) del Lazio, spiega all’agenzia di stampa Dire il contesto in cui è maturata questa decisione.

Durante una riunione dei dirigenti scolastici,  alcuni presidi hanno riproposto un tema già caro all’Anp: la disciplina dei codici di comportamento tra il personale scolastico, affinchè non si sovrappongano le dimensioni professionale e personale. “Non abbiamo la possibilità di emanare regolamenti disciplinari per nessuno, si è trattato solo di una riflessione per darci delle norme, un codice deontologico, non disciplinare- spiega Costarelli alla Dire- l’emergenza sanitaria ha reso necessari, in un primo momento, i contatti diretti con famiglie e studenti. Durante il lockdown è stato naturale sfruttare qualunque canale per rimanere in contatto. Ma è necessario che adesso si individuino delle norme”. Basta chiedere i compiti su Whatsapp contattando direttamente il docente, o farlo attraverso Instagram o Facebook.

“Ormai se i genitori hanno dei dubbi scrivono direttamente al dirigente o al professore, anche se sono le dieci di sera, senza neanche andare a ricontrollare circolari già pubblicate- racconta Costarelli, anche preside del liceo ‘Newton’ di Roma- ci sono strumenti ugualmente immediati come il registro elettronico, che inviano notifiche in tempo reali quando viene caricata una nuova circolare. Sarebbe opportuno utilizzare quello, per le comunicazioni ufficiali, oppure le mail. Anche perché nel continuo flusso di messaggi, spesso le informazioni si perdono. Anche io ho conversato su Whatsapp con il rappresentante di istituto quando gli studenti hanno occupato la nostra scuola: avevo la necessità di mettermi subito in comunicazione con lui. Ma tutto si è ridotto a qualche messaggio limitato a quei giorni di novembre. Sono casi eccezionali, altra cosa è l’utilizzo continuo di questi strumenti”. L’Anp Lazio suggerisce quindi a docenti e dirigenti di evitare chat di gruppo con genitori e amicizie sui social newtork con gli studenti. Meglio poi avere un profilo chiuso, e fare attenzione a diffondere foto scattate in situazioni di spensieratezza, come immagini in costume da bagno sui social. Per i profili social delle scuole, invece, l’Anp Lazio invita gli istituti ad avere un moderatore per i commenti.

“Queste pagine, così come le chat Whatsapp, possono essere anche veicolo di messaggi e contenuti di odio o bullismo- aggiunge ancora Costarelli- la scuola invece dovrebbe dare il primo esempio per un uso corretto dei device. Vietare non ha senso, specialmente ora che la tecnologica è diventata uno strumento didattico. Serve un’educazione al mezzo, ed è quello che cerca di fare la scuola, ragionando su una linea di consapevolezza e informazione”. Le proposte raccolte dall’Anp Lazio saranno ora formalizzate e proposte all’Anp nazionale per un confronto. “Speriamo di dargli una veste più ufficiale. Nulla di perentorio, solo suggerimenti che possono aiutare docenti e dirigenti nella vita di tutti i giorni”.

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