Al 31 dicembre 2021 ammontava complessivamente a 574,8 miliardi di euro (+21,9 miliardi rispetto a un anno prima). L’importo medio per nucleo famigliare era di 22.237 euro; se confrontato con il dato di 12 mesi prima, la variazione è stata positiva e pari a 851 euro. Sono i dati diffusi dall’ufficio studi della Cgia di Mestre.

“Ancorché lo stock dei debiti sia in aumento e gli effetti negativi del caro vita e del caro bollette siano esplosi solo dopo l’inizio di quest’anno, la situazione è critica, ma non drammatica – spiega la Cgia – è probabile che l’incremento sia in parte riconducibile alla forte ripresa economica avvenuta l’anno scorso. Le aree provinciali più indebitate sono anche quelle che presentano i livelli di reddito più elevati. Sicuramente in queste realtà tra gli indebitati ci sono anche nuclei appartenenti alle fasce sociali più deboli. Tuttavia, le forti esposizioni bancarie di questi territori potrebbero essere legati ai significativi investimenti avvenuti negli anni scorsi nel settore immobiliare che, ovviamente, sono riconducibili a famiglie benestanti. Altra cosa, invece, è interpretare i dati del Mezzogiorno; benché in termini assoluti la situazione sia meno critica che nel resto del Paese, il peso dell’indebitamento delle famiglie più povere è sicuramente maggiore che altrove”.

Inoltre “la maggiore incidenza del debito sul reddito si registra nelle famiglie economicamente più deboli, ovvero in quelle a rischio povertà ed esclusione sociale. I dati dell’Istat ci dicono, inoltre, che le crisi che si sono succedute dal 2008 in poi hanno aumentato il numero dei nuclei familiari in difficoltà economica, visto che gli effetti di questi choc economici hanno aumentato il divario tra poveri e ricchi”.

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