Ai ristoratori veneti l’idea che l’obbligo di Green pass per consumare al chiuso non decada con la fine dello stato di emergenza non piace. “Oltre il 40% dei turisti alloggia in strutture ricettive extraalberghiere e bar e ristoranti sono servizi essenziali del soggiorno”, fa notare Fipe Confcommercio Veneto. “In più, il controllo del certificato verde a carico degli esercenti per l’accesso ai pubblici esercizi era ed è una misura emergenziale e come tale deve essere superata nel momento in cui si conclude lo stato d’emergenza”, continua. “Imporre questo impegno per altri 30 giorni ai gestori dei locali, in una stagione determinante per le attività turistiche quale è l’avvio della primavera e con la Pasqua alle porte, non ha più alcuna giustificazione”. Tanto più che i no vax sono minoritari, ma hanno in ogni caso “già deciso a prescindere di non vaccinarsi”. Insomma, conclude Fipe Veneto, il prolungarsi dell’obbligo di Green pass “è un costo inutile in un periodo fortemente critico”.
La campagna vaccinale in Veneto è arrivata al “fondo del barile”, e con un’adesione dell’89,4% della popolazione vaccinabile “non segniamo un grande primato come Veneto“. Lo afferma il presidente della Regione Luca Zaia, secondo cui “c’è un certo radicamento della resistenza”, e anche la campagna per la dose booster “ha registrato una certa dispersione”.