L’ncendio al Monte Giove è stato spento verso metà mattinata. La cautela è d’obbligo, dopo che il vasto rogo che attorno alle 22 di venerdì 11 marzo scorso si è sviluppato nel tratto che da Contrà Alba porta alla Val Branzome ha avuto più riprese sino alle prime luci di questa mattina, ma il sollievo è più che comprensibile.
Un lavoro corale che ha visto sul campo decine di uomini tra Vigili del Fuoco, Protezione Civile e volontari AIB, il corpo specializzato proprio in caso di incendi boschivi: ci sono voluti più di 3 giorni per avere ragione delle fiamme che stante la zona impervia e la complicità di un terreno mai così tanto secco, in più occasioni sembravano domate per poi invece riattivarsi grazie a radici e sterpaglie sotto le quali le braci covavano.
Fondamentale l’apporto dei mezzi aerei ai quali tocca ora una lunga opera di prevenzione con lanci d’acqua che hanno il compito di inumidire il terreno interessato al fine di prevenire ulteriori recrudescenze.
E solo dai lanci aerei, senza contare quanto verrà appunto utilizzato per questa fase di consolidamento e quanto è stato utilizzato per arginamento dalle forze a terra, si stima un consumo di oltre 60mila litri d’acqua: numeri che raccontano il disastro in un momento dove le risorse idriche scarseggiano in modo preoccupante.
“Sul posto c’è ancora una decina di volontari” – spiega Renzo Sella, consigliere con delega alle politiche della montagna – “armati di zappe e motoseghe per le bonifiche del caso. Speriamo bene: per ora mi unisco ai ringrazimenti del Sindaco Valter Orsi verso quanti si sono prodigati con grande sacrificio e disponibilità, comprese le due squadre del 182° Carabinieri in Congedo che si sono date il cambio per la sorveglianza delle attrezzature in loco durante la notte”.
Un capitolo che si auspica definitivamente chiuso: in attesa che l’acqua decida di scendere in modo naturale. E che il responsabile dello scempio ambientale venga individuato.
di Redazione AltoVicentinOnline