“Avevamo subito detto che aumentare il massimale dei pazienti non era la soluzione per tamponare la grave carenza dei medici di base e i fatti purtroppo ci danno ragione. Ancor prima della pandemia denunciavano carichi di lavoro pesanti; aggiungere altri 300 assistiti diventa improponibile e sicuramente va a discapito della qualità del servizio”. È quanto affermano la Consigliera del Partito Democratico Anna Maria Bigon (Vicepresidente della Commissione Sanità) e la Vicecapogruppo dem Vanessa Camani in merito ai dati riguardanti l’Ulss Euganea “Dove si stima che siano circa 10mila le persone senza medico di famiglia: con numeri così elevati è inevitabile l’affollamento dei Pronto soccorso, anche perché non tutti possono permettersi di andare dal privato, e il servizio di Guardia medica funziona soltanto la sera; la proposta di estendere l’orario di apertura utilizzando i medici delle Usca prospettato dall’Ulss può essere un’ipotesi praticabile nel breve periodo, non una risposta strutturale anche perché nel frattempo, in tutto il Veneto, molte sedi sono state accorpate per assenza di personale lasciando scoperti troppi Comuni”.

“Si tratta di un problema nazionale – aggiungono le due Consigliere – che però in Veneto assume dimensioni ancor più preoccupanti: siamo al primo posto in Italia per zone carenti (dati Fnomceo) e al terzo nel rapporto numero di assistiti/medico di base (dati ministero della Salute relativi al 2019): questo non dipende certo dagli errori di Roma”.

“Dobbiamo capire perché il Veneto è meno attrattivo di altre realtà – concludono Bigon e Camani – e iniziare a dare risposte proprie, ad esempio finanziando più borse di studio e aumentando gli incentivi per chi opera nelle aree rurali e disagiate, investendo sul personale amministrativo e infermieristico negli ambulatori, come chiesto da tempo dagli stessi medici”.

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