Artista, insegnante, poeta. Era tutto questo e molto altro. Era un uomo che conosceva l’arte e la bellezza ed era capace di sostenerle e sprigionarle dalle mani e dal cuore. A Schio, città in cui viveva e dove ha realizzato opere di grande suggestione, un’enorme folla commossa ha dato l’ultimo saluto a Gino Peripoli nella chiesa del Sacro Cuore.
“L’artista, che ci ha lasciato improvvisamente mercoledì scorso, oggi riunisce tutti noi per parlarci senza dire una parola. Gino, che da circa un anno viveva solo, se è stato capace di radunarci così tanti al suo funerale, certo solo non era” – introduce Frà Dino, priore della comunità dei Frati Cappuccini di Schio.
Centinaia di studenti, che lui tanto amava, hanno partecipato alla cerimonia funebre, accompagnati dai docenti della scuola media di Santorso e dai molti insegnanti e colleghi degli istituti scolastici dell’Alto Vicentino, esponendo un lungo striscione zeppo di espressioni di vero affetto e di stima per un “prof spaziale” e pronto a valorizzare ogni singolo talento, secondo un modello didattico innovativo e gravido di pura sensibilità umana.
Nel giorno dell’esodo di Gino, ci sono la moglie e i suoi due figli, di 8 e 16 anni ed una marea umana profondamente colpita e addolorata dalla tragica e prematura scomparsa di un uomo che sapeva unire umiltà e sensibilità, semplicità ed audace straordinarietà, nell’arte e nella vita.
“Era un uomo, integralmente tale, dico. Vorrei ricordare un uomo che ha cercato di percorrere l’arte nella vita di ogni giorno ricercando bellezza e bontà ” – dice Fabio, un amico.
“Il suo spettacolare senso dello spazio, l’amore per i bianchi e per i grigi, la semplicità, il gusto minimal, l’uso del colore sulle tele così coraggioso e singolare esprimono la sua continua ricerca dell’unione degli opposti, al di là di ogni compromesso” – sostiene emozionata Patrizia.
“Siamo immersi nell’umanità fatta di contraddizioni, di incertezze e dubbi. Nella vita reale si muore ad ogni età, si muore giovani e vecchi, adulti e bambini, per malattia o improvvisamente per come è successo a Gino. Gino ci parla attraverso la sua arte e la sua vita e ci dice che la vita è gioia e sofferenza, è riso e pianto, è speranza e delusione, è continua ricerca di un bene” – continua l’omelia Frà Dino.
“Questa liturgia non è un funerale ma un canto alla vita che tanto amava. E’ il suo ultimo dono silenzio per noi” – dice sommessamente Andrea. “Ci marcherai moltissimo, ma resterai sempre vivo nei nostri cuori” – aggiunge Marco.
“Ti sia leggera questa terra, accogliente e dolce quella eterica”,dicono tutti senza parlare.
Adelina Tadiello