di Nico Perrone
Continua il tira e molla tra i partiti per decidere chi sarà il prossimo presidente della Repubblica. Oggi il leader della Lega, Matteo Salvini, a Palermo per il processo Open arms, interpellato dai giornalisti ha spezzato una lancia a favore di Berlusconi inchiodando Mario Draghi a Palazzo Chigi. Ma come, ha detto il leader del Carroccio, “io faccio lo sforzo di stare al Governo col Pd e lui se ne va al Quirinale? Deve restare premier, non è facile se sposti una pedina tutto poi resti com’è”.
Poi Salvini si è ripreso ed è tornato ad indossare toni più concilianti: “Sul Quirinale ho raccolto, e ne sono felice, l’ok di tutti i segretari di partito che ho contattato uno per uno, da Fratoianni a Berlusconi. Tutti mi hanno chiesto ovviamente di attendere l’approvazione della Manovra di bilancio. Per me ci si potrebbe trovare anche prima della fine dell’anno per iniziare a ragionare di criteri, e chiederò anche una moratoria sulle dichiarazioni e sulle polemiche giornalistiche perché altrimenti è difficile mettersi d’accordo quando poi ogni giorno uno dice qualcosa di diverso sui giornali”.
A gennaio, ha detto ancora Salvini “non vorrei che gli italiani passassero le giornate davanti a un Parlamento che non riesce a decidere un presidente della Repubblica. Il mio obiettivo è di decidere presto, bene e se non tutti insieme, perché sarà difficile, a larga maggioranza senza escludere nessuno” ha aggiunto, con una frecciata al segretario del Pd: “A differenza di Letta che dice ‘sì, va bene tutti però Berlusconi no’. Io mi siedo a quel tavolo ascoltando tutti”, poi “se Berlusconi avesse i numeri…“.
Nel centrodestra, tra l’altro, si ragiona su un piano B nel caso Berlusconi fosse out. A quel punto, sia a FdI che alla Lega, forse anche a Italia Viva di Matteo Renzi, una figura come Marcello Pera potrebbe andar bene, mettendo in difficoltà il Pd per bocciare una persona che in passato è stato presidente del Senato.
Ieri intanto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, incontrando Papa Francesco e il corpo diplomatico, ha parlato di commiato, sgomberando il campo dal possibile bis. Vero che non ci si candida al Quirinale, sono le forze politiche che si accordano e indicano il nome, ora tutti aspettano un segnale dal premier Draghi che, a differenza degli anni passati, ha anticipato la conferenza stampa di fine anno al 22 dicembre.
A quel punto si capirà di più visto che al momento Berlusconi è in piena attività di convincimento. Se dalle parti del Cavaliere non arriverà un messaggio di rinuncia, allora sarà chiaro che il leader di Forza Italia considera possibile agguantare il minimo di 505 voti necessari dalla quarta votazione.
Agenzia Dire