La casalinga che comperava i ’gratta e vinci’, ma aspettava la sera per grattarli da sola, e questo piacere le colorava tutta la giornata. L’intellettuale che è arrivato a perdere più di 50.000 euro al lotto perché convinto di aver trovato un sistema e anche dopo essersi scontrato con l’evidenza continuava nella sua convinzione.
Sono esempi della malattia del gioco, una forma di dipendenza grave, che incide sulle relazioni, sullo stile di vita, sulle abitudini del soggetto, portandolo a perdere tutti gli altri interessi ed aprendo una voragine che si allarga sempre di più, fino a portare a volte persino alla morte, come dimostrano due recenti suicidi causati dalla depressione da dipendenza del giocatore nell’Alto Vicentino. ‘Erano entrambi giovani e non hanno saputo accettare di vedersi come due perdenti, non hanno saputo trovare una seconda chance per ricominciare – ricorda Lorena Bergozza, responsabile dell’Unita` di prevenzione al tabagismo ed al gioco d’azzardo dell’Ulss 4, che li ha conosciuto
Per coloro che ne sono afflitti è nato un servizio di consulenza e trattamento al S.e.R.t., che da ottobre offre anche un gruppo di mutuo aiuto, con la collaborazione della fondazione San Gaetano, che si riunisce il mercoledì dalle 18,30 alle 20 alla sezione di alcologia, sotto la guida di Sonny Rauner.
C’è un confine sottile fra il gioco come pratica sociale, di chi acquista, per esempio, un gratta e vinci al mese o partecipa alla lotteria di fine anno e la schiavitù di chi arriva al punto di soffrire se non può giocare.
Sono per la maggior parte pensionati ed operai, povera gente che coltiva il sogno di una via d’uscita da una vita di limitazioni, a pagare la gigantesca macchina del gioco, che porta alle casse dello stato più` di 60 miliardi l’anno secondo gli ultimi dati raccolti.
Persone semplici, influenzabili da rotocalchi, trasmissioni e superstizioni varie, che arrivano a giocare ad oltranza, convinti di saper avvertire la prossimità di una vincita dal suono diverso della macchinetta, dall’importo alto già versato, da svariate coincidenze, che li portano a precipitare come un convoglio in corsa, fino a perdere anche 500, 1000 euro in un giorno, fino a sperperare la pensione.
’Non c’è una politica di tutela di questi soggetti – ammonisce Lorena Bergozza – anzi: gestori delle slot machines, baristi, rivendite e lo stato stesso approfittano senza scrupoli di queste persone deboli. ’Non ho mai conosciuto nessuno che con il gioco si sia arricchito – continua la dottoressa – ma i giocatori non si rendono conto che sono loro a pagare.’
Si gioca alle slot machines, con i ’gratta e vinci’ o affini, al lotto, nelle scommesse online, o perfino, specialmente fra i più giovani, online, per esempio a poker.
Sono i parenti ad accorgersene e ad intervenire, quando vedono cambiare la personalità del loro caro, si rendono conto che non ha più orari, o, addirittura, si accorgono, loro malgrado, troppo tardi, che il conto corrente è in rosso, che ci sono prestiti in corso da parte di finanziarie…
’Chi si rende conto che un suo familiare ha questo problema – consiglia l’esperta – deve innanzitutto bloccargli l’accesso al denaro. I soldi sono veleno per queste persone, bisogna essere molto decisi su questo e smettere di delegare loro qualsiasi discorso economico. In un secondo momento, visto che in genere questa dipendenza si appoggia ad una struttura debole della personalità, per esempio a forme di depressione o comunque di distorsione compulsiva, e` utile cercare l’aiuto di un servizio.’
Sono già 104 le cartelle aperte dal servizio di prevenzione dal 2003; attualmente il S.e.r.t. ha in carico 47 persone, di cui 7 donne, che segue con colloqui individuali e varie forme di consulenza. Una decina di loro partecipano dal 19 ottobre anche al gruppo del mercoledì sera.
’Crediamo nell’aiuto che il confronto può dare in questi casi – continua Lorena Bergozza – ed è importante favorire una presa di coscienza delle distorsioni che la malattia da gioco porta con sè. Diventare lucidi e` la prima fase del lavoro, poi però bisogna intervenire per cambiare lo stile di vita: il gioco lascia un grande vuoto nelle relazioni e negli interessi dietro a sè, ed e necessario riempirlo per evitare ricadute.’
Perchè il gioco non perdona, divora la personalità ed il senso della realtà, nel sogno fatato di onnipotenza che non fa riconoscere il caso, dietro alla prima fortuita vincita, mai più ripetibile , se non con il sacrificio di somme molto più alte e di tutta una parte della mente e della vita delle persone.
Umberto D’Anna