Le concentrazioni record di gas serra nell’atmosfera e l’associato calore accumulato hanno spinto il pianeta “in un territorio inesplorato, con ripercussioni di vasta portata per le generazioni attuali e future”. All’attuale tasso di aumento delle concentrazioni di gas serra “entro la fine di questo secolo assisteremo a un aumento della temperatura di gran lunga superiore agli obiettivi dell’Accordo di Parigi, che andavano da +1,5 a +2 gradi rispetto ai livelli preindustriali“, puntando a stare “ben al di sotto” dei +2 gradi. La Cop26 “è un’opportunità decisiva per rimetterci in carreggiata”. Così Petteri Taalas, segretario generale dell’Organizzazione meteorologica mondiale-Omm (World Meteorological Organization-Wmo), l’agenzia meteorologica delle Nazioni unite, presentando il rapporto State of the Global Climate 2021, pubblicato nel giorno di apertura della Conferenza sul clima a Glasgow.

Gli ultimi sette anni è molto probabile possano risultare i sette più caldi mai registrati, spiega il rapporto. Un temporaneo evento di raffreddamento ‘La Niña’ all’inizio dell’anno “potrebbe far sì che il 2021 si piazzi ‘solo’ dal quinto al settimo posto quale anno più caldo mai registrato”, ma questo “non nega o inverte la tendenza a lungo termine dell’aumento delle temperature”. L’innalzamento globale del livello del mare “ha accelerato dal 2013 fino a raggiungere un nuovo massimo nel 2021, insieme al continuo riscaldamento degli oceani e all’acidificazione degli oceani”. Lo State of the Global Climate 2021 è un rapporto realizzato da diverse agenzie con informazioni e dati raccolti fino alla fine di settembre 2021. Raccoglie indicatori climatici chiave come temperature, condizioni meteorologiche estreme, calore e acidificazione degli oceani, aumento del livello del mare, ghiaccio marino e ghiacciai. Lo State of the Global Climate 2021 evidenzia inoltre gli impatti socioeconomici, compresi quelli sulla sicurezza alimentare, sui movimenti di popolazioni e gli ecosistemi.

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Nel 2020, le concentrazioni di gas serra hanno raggiunto nuovi massimi, si legge nello State of the Global Climate 2021. I livelli di anidride carbonica (CO2) erano 413,2 parti per milione (part per million- ppm), il metano (CH4) era a 1.889 parti per miliardo (part per bilion- ppb) e il protossido di azoto (N2O) a 333,2 ppb: ciò vuol dire rispettivamente rispettivamente il 149%, il 262% e il 123% rispetto ai livelli preindustriali (1750). L’aumento è continuato nel 2021. La temperatura media globale per il 2021 (basata sui dati raccolti da gennaio a settembre) è stata di circa 1,09 gradi al di sopra della media 1850-1900. Attualmente, i sei set di dati utilizzati dall’Omm nell’analisi collocano il 2021 come il sesto o il settimo anno più caldo mai registrato a livello globale. “La classifica potrebbe cambiare a fine anno” ed è “probabile che il 2021 sarà tra il quinto e il settimo anno più caldo mai registrato, e che quelli dal 2015 al 2021 saranno i sette anni più caldi mai registrati”.

Circa il 90% del calore accumulato nel sistema Terra è immagazzinato nell’oceano. Nell’Oceano profondità superiori ai 2mila metri nel 2019 hanno continuato a riscaldarsi raggiungendo un nuovo record, ma “un’analisi preliminare basata su sette serie di dati globali suggerisce che il 2020 possa aver superato quel record”, segnala il rapporto. Tutti i set di dati, comunque, concordano sul fatto che “i tassi di riscaldamento degli oceani mostrano un aumento particolarmente forte negli ultimi due decenni prevedendo che l’oceano continuerà a riscaldarsi in futuro”. Gran parte dell’oceano, prosegue lo State of the Global Climate 2021, ha subito almeno una “forte” ondata di caldo marino nel 2021, con l’eccezione dell’Oceano Pacifico equatoriale orientale (a causa di La Niña) e gran parte dell’Oceano Australe. Il mare di Laptev e Beaufort nell’Artico ha subito ondate di calore marino “gravi” ed “estreme” da gennaio ad aprile 2021.

L’oceano assorbe circa il 23% delle emissioni annue di CO2 di origine antropica nell’atmosfera e quindi sta diventando sempre più acido. “Il pH della superficie dell’oceano aperto è diminuito a livello globale negli ultimi 40 anni ed è ora il più basso da almeno 26mila anni”, avverte il rapporto, e gli attuali tassi di variazione del pH sono “senza precedenti almeno da allora”. Inoltre, quando il pH dell’oceano diminuisce, diminuisce anche la sua capacità di assorbire CO2 dall’atmosfera. I cambiamenti globali del livello medio del mare derivano principalmente dal riscaldamento degli oceani, a causa dell’espansione termica dell’acqua di mare e dello scioglimento del ghiaccio terrestre. Misurato dall’inizio degli anni ’90 da satelliti altimetrici ad alta precisione, “l’innalzamento medio globale del livello medio del mare è stato di 2,1 millimetri all’anno tra il 1993 e il 2002 e di 4,4 mm all’anno tra il 2013 e il 2021, un aumento di un fattore 2 tra i periodi”, a causa “principalmente alla perdita accelerata di massa di ghiaccio dai ghiacciai e dalle calotte glaciali”.

L’estensione del ghiaccio marino è diminuita rapidamente a giugno e all’inizio di luglio nelle regioni del Mare di Laptev e del Mare di Groenlandia orientale. Di conseguenza, l’estensione del ghiaccio marino in tutto l’Artico è stata ai minimi storici nella prima metà di luglio. C’è stato poi un rallentamento della fusione ad agosto, e l’estensione minima di settembre (dopo la stagione estiva) è stata maggiore rispetto agli ultimi anni a 4,72 milioni di km2, la dodicesima estensione di ghiaccio minima più bassa nel registro satellitare degli ultimi 43 anni, ben al di sotto della media 1981-2010. L’estensione del ghiaccio marino nel Mare di Groenlandia orientale è stato a un minimo record con un ampio margine.

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L’estensione dello scioglimento della calotta glaciale della Groenlandia è stata vicina alla media a lungo termine all’inizio dell’estate, spiega lo State of the Global Climate 2021, “ma nell’agosto 2021 le temperature e il deflusso dell’acqua di fusione erano ben al di sopra della norma a causa di una forte incursione di aria calda e umida a metà del mese”.
Il 14 agosto è stata osservata per diverse ore pioggia sulla Summit Station, il punto più alto della calotta glaciale della Groenlandia (3.216 metri), e la temperatura dell’aria è rimasta sopra lo zero per circa nove ore, “non ci sono precedenti segnalazioni di piogge sul Summit“. È la terza volta negli ultimi nove anni che sul vertice della calotta si verificano condizioni di fusione, le carote di ghiaccio indicano che solo uno di questi eventi di fusione si è verificato nel XX secolo.

“GLI EVENTI METEOROLOGICI ESTREMI SONO LA NUOVA NORMALITÀ”

“Gli eventi meteorologici estremi sono la nuova norma” e “ci sono crescenti prove scientifiche che alcuni di questi portino l’impronta del cambiamento climatico indotto dall’uomo”. Petteri Taalas, segretario generale dell’Organizzazione meteorologica mondiale, l’agenzia meteorologica delle Nezioni unite, lo dice presentando il rapporto State of the Global Climate 2021. “I ghiacciai canadesi hanno subito un rapido scioglimento. Un’ondata di caldo in Canada e nelle parti adiacenti degli Stati Uniti ha spinto le temperature fino a quasi 50 gradi in un villaggio della Columbia Britannica. La Death Valley, in California, ha raggiunto i 54,4 gradi durante una delle molteplici ondate di calore negli Stati Uniti sudoccidentali, mentre molte parti del Mediterraneo hanno registrato temperature record. Il caldo eccezionale è stato spesso accompagnato da incendi devastanti”.

Allo stesso tempo, “la pioggia di mesi è caduta nel giro di poche ore in Cina e parti dell’Europa hanno subito gravi inondazioni, con decine di vittime e miliardi di perdite economiche – prosegue Taalas – Un secondo anno consecutivo di siccità nel Sud America subtropicale ha ridotto il flusso di potenti bacini fluviali e ha colpito l’agricoltura, i trasporti e la produzione di energia”. Ondate di caldo eccezionali hanno colpito il Nord America occidentale nei mesi di giugno e luglio, ricorda lo State of the Global Climate 2021, con molte aree che hanno superato i record delle stazioni di rilevazione superandoli da 4 a 6 gradi in eccesso. Centinaia i decessi legati al caldo. La cittadina di Lytton, nella Columbia Britannica centro-meridionale, ha raggiunto i 49,6 gradi il 29 giugno, battendo il precedente record nazionale canadese di 4,6 gradi ed è stata devastata da un incendio il giorno successivo.
Ci sono state anche diverse ondate di calore nel sud-ovest degli Stati Uniti. La Death Valley, in California, ha raggiunto i 54,4 gradi il 9 luglio, eguagliando un valore simile toccato nel 2020 come il livello più alto registrato al mondo almeno dagli anni 30. Quella passata in media è stata l’estate più calda mai registrata negli Stati Uniti continentali.

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Si sono verificati anche numerosi incendi di grandi dimensioni. L’incendio di Dixie nel nord della California, iniziato il 13 luglio, ha bruciato circa 390.000 ettari fino al 7 ottobre, ed è stato il più grande incendio mai registrato in California. Il caldo estremo ha colpito la regione vasta del MediterraneoL’11 agosto una stazione agrometeorologica in Sicilia ha raggiunto i 48,8 gradi, record europeo provvisorio, mentre Kairouan (Tunisia) ha raggiunto il record di 50,3 gradi. Montoro con 47,4 gradi ha stabilito un record nazionale per la Spagna il 14 agosto, mentre lo stesso giorno Madrid ha registrato la sua giornata più calda con 42,7 gradi. Il 20 luglio Cizre con 49,1 gradi ha stabilito il record nazionale turco e Tbilisi ha registrato il suo giorno più caldo della Georgia con 40,6 gradi. Grandi incendi si sono verificati in molte parti della regione, con l’Algeria, la Turchia meridionale e la Grecia particolarmente colpite. A metà febbraio, invece, condizioni di freddo anomalo hanno colpito molte parti degli Stati Uniti centrali e del Messico settentrionale. Gli impatti più gravi si sono verificati in Texas, che in genere ha registrato le sue temperature più basse almeno dal 1989. Un’anomala fase di freddo primaverile ha colpito molte parti d’Europa all’inizio di aprile.

Sul fronte delle precipitazioni, ricorda lo State of the Global Climate 2021, piogge estreme hanno colpito la provincia cinese di Henan dal 17 al 21 luglio. Sulla città di Zhengzhou il 20 luglio sono caduti 201,9 millimetri di pioggia in un’ora (record nazionale cinese), 382 mm in 6 ore e 720 mm per l’evento nel suo insieme: si tratta di più della media annuale. Le inondazioni improvvise sono state collegate a oltre 302 morti, con perdite economiche segnalate di 17,7 miliardi di dollari. L’Europa occidentale ha subito alcune delle inondazioni più gravi mai registrate a metà luglio. Sulla Germania occidentale e sul Belgio orientale il 14 e 15 luglio sono caduti da 100 a 150 mm di pioggia su un’ampia area e su un terreno già saturo, causando inondazioni, smottamenti e oltre 200 morti. Le precipitazioni giornaliere più elevate sono state di 162,4 mm a Wipperfürth-Gardenau (Germania).

Nella prima metà dell’anno precipitazioni persistenti superiori alla media si sono verificate in alcune parti del Sud America settentrionale, in particolare nel bacino settentrionale dell’Amazzonia, causando inondazioni significative e di lunga durata nella regione. Il Rio Negro a Manaus (Brasile) ha raggiunto il livello più alto mai registrato. Le inondazioni hanno colpito anche parti dell’Africa orientale, con il Sud Sudan particolarmente colpito. Per contro, per il secondo anno consecutivo una significativa siccità ha colpito gran parte del Sud America subtropicale. Le precipitazioni sono state ben al di sotto della media su gran parte del Brasile meridionale, Paraguay, Uruguay e Argentina settentrionale. La siccità ha portato a significative perdite agricole, aggravate da una inattesa fase di basse temperature alla fine di luglio che ha danneggiato molte delle regioni di coltivazione del caffè del Brasile. I bassi livelli dei fiumi hanno anche ridotto la produzione di energia idroelettrica e interrotto il trasporto fluviale. I venti mesi da gennaio 2020 ad agosto 2021 sono stati i più aridi mai registrati per gli Stati Uniti sudoccidentali, oltre il 10% meno umidi rispetto al record precedente. La produzione di grano e colza prevista per il Canada nel 2021 è del 30-40% inferiore ai livelli del 2020. Una crisi di malnutrizione associata alla siccità ha colpito parti del Madagascar.

“EVENTI ESTREMI AGGRAVANO EMERGENZA FAME E MIGRAZIONI”

Negli ultimi dieci anni i conflitti, gli eventi meteorologici estremi e gli shock economici sono aumentati di frequenza e intensità. Gli effetti combinati di questi pericoli, ulteriormente esacerbati dalla pandemia di Covid-19, hanno portato a un aumento della fame e, di conseguenza, hanno minato decenni di progressi verso il miglioramento della sicurezza alimentare. “Dopo un picco di denutrizione nel 2020 (768 milioni di persone), le proiezioni indicavano un calo della fame globale a circa 710 milioni nel 2021 (9%). Tuttavia, a ottobre 2021, i numeri in molti paesi erano già superiori a quelli del 2020“. Così il rapporto State of the Global Climate 2021 dell’Organizzazione meteorologica mondiale, presentato oggi a Glasgow in occasione dell’apertura della Cop26.

Questo “sorprendente aumento (19%)” è stato avvertito principalmente tra i gruppi che già soffrono di crisi alimentari o peggio (Integrated Food Security Phase Classification IPC/CH Fase 3 o superiore), “passati da 135 milioni di persone nel 2020 a 161 milioni entro settembre 2021”. Altra “terribile conseguenza di questi shock” è stato il numero crescente di persone che soffrono la fame e un crollo totale dei mezzi di sussistenza (IPC/CH Fase 5), principalmente in Etiopia, Sud Sudan, Yemen e Madagascar (584mila persone). Siccità consecutive in gran parte dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina hanno coinciso con forti tempeste, cicloni e uragani, che hanno influito in modo significativo sui mezzi di sussistenza e sulla capacità delle popolazioni di riprendersi dagli shock meteorologici ricorrenti.

Durante tutto l’anno eventi e condizioni meteorologiche estreme, spesso esacerbate dai cambiamenti climatici, hanno avuto impatti importanti e diversificati sullo spostamento della popolazione e sulla vulnerabilità delle persone già sfollate“, prosegue lo State of the Global Climate 2021. Dall’Afghanistan all’America centrale, siccità, inondazioni e altri eventi meteorologici estremi stanno colpendo coloro che sono meno attrezzati per riprendersi e adattarsi. Gli ecosistemi – compresi gli ecosistemi terrestri, d’acqua dolce, costieri e marini – e i servizi che forniscono, sono influenzati dal cambiamento climatico. In tutto ciò, “gli ecosistemi si stanno degradando a un ritmo senza precedenti, che si prevede accelererà nei prossimi decenni”. Il degrado degli ecosistemi “sta limitando la loro capacità di sostenere il benessere umano e danneggiando la loro capacità adattativa nel costruire resilienza”.

GUTERRES (ONU): “ECOSISTEMI E COMUNITÀ DEVASTATI, COP26 SIA LA SVOLTA”

“La Cop26 deve essere un punto di svolta per le persone e il pianeta”. Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, lo dice presentando il rapporto State of the Global Climate 2021 dell’Organizzazione meteorologica mondiale. Il rapporto “fa ricorso alle ultime prove scientifiche per mostrare come il nostro pianeta stia cambiando sotto i nostri occhi. Dalle profondità dell’oceano alle cime delle montagne, dallo scioglimento dei ghiacciai agli implacabili eventi meteorologici estremi, gli ecosistemi e le comunità di tutto il mondo vengono devastati. Su questi fatti gli scienziati sono chiari – avverte Guterres – Ora i leader devono essere altrettanto chiari nelle loro azioni. La porta è aperta, le soluzioni ci sono. La Cop26 deve essere una svolta. Dobbiamo agire ora, con ambizione e solidarietà, per salvaguardare il nostro futuro e salvare l’umanità”.

Agenzia Dire

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