‘Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità’.

Questo recita il testo del provvedimento il cui iter si è inesorabilmente bloccato nel pomeriggio di mercoledì 27 al Senato tra le urla di giubilo di molti senatori di centrodestra e il sincero dispiacere di altri che in modo trasversale si erano battuti per questo disegno di legge approvato in prima istanza dalla Camera nel novembre scorso.

E dopo l’affossamento del Ddl che di fatto non vedrà più questo testo in discussione almeno per la legislatura in corso, non sono mancati vivaci scambi di accuse che dal Partito Democratico si sono rivolti soprattutto verso Italia Viva, senza peraltro trascurare – dicono i ben informati del partito di Letta – che grazie al voto segreto alcune defezioni sono arrivate anche dal Gruppo Misto e da qualche grillino.

Il ‘caso’ Sbrollini

Le ricadute ‘vicentine’ di questa bocciatura e i j’accuse lanciati a Roma sembrano aver colpito in particolare Daniela Sbrollini, ormai da due anni punto fermo della compagine renziana: “Sono veramente molto amareggiata” – commenta la senatrice da sempre particolarmente attenta alle tematiche sociali – “anche perchè era evidente da molti segnali che col voto segreto i vari mal di pancia si sarebbero palesati. Mi rammarica che il PD ed il suo segretario, in assenza di accordi, si siano volutamente prestati ad una sceneggiata con il risultato di 23 voti mancanti all’appello e circa 40 i franchi tiratori. Noi 12 abbiamo compattamente votato contro la cosiddetta ‘tagliola’ voluta dalle destre, su questo vi garantisco non ci sono dubbi”.

Senatrice Sbrollini, quindi mi pare di capire che in estrema sintesi a suo avviso la mancanza di dialogo è stata quasi voluta…

Beh, questo lo hanno detto anche validi esponenti del PD come Marcucci e non solo che hanno considerato una sciagura non aver voluto mediare su un tema così importante che toccava i diritti civili. Attaccare IV e Matteo Renzi ormai è uno sport e mi spiace per questo clima d’odio poi alimentato anche nei social. Sono arrivate minacce e insulti, ma noi andremo avanti convinti che in fatto di diritti non dobbiamo imparare da nessuno: le unioni civili sono arrivate col governo Renzi, osteggiate, anche allora, dal M5S.

Veniamo al nostro vicentino. Non sono in pochi a ritenere che quando si parla di questioni come queste la politica locale è  per così dire alquanto ‘tiepida’. Le pare?

Forse questo dipende dal carattere un po’ riservato dei vicentini, ma voglio credere e in parte ho percepito invece delusione specie nei più giovani. Oggi però a chi si sente giustamente ferito per questa battuta d’arresto sul Ddl Zan che almeno per 6 mesi non potrà più essere dibattuto, io dico che noi presenteremo il testo Scalfarotto che tra l’altro poteva essere il punto d’incontro più alto di una mediazione per dare dignità e tutele a chi non le ha viste sinora riconosciute. Certo avrà qualche aggiustamento, ma lo prepareremo con celerità per discuterlo presto anche nelle varie commissioni competenti”.

Stella: ‘Responsabilità anche nella Comunità LGBT’

Non si nasconde dietro i fili d’erba Mattia Stella, storico attivista LGBT e portavoce di Europa Verde. Tanta l’amarezza, ma lucido il disincanto rispetto ad una vicenda che poteva essere gestita meglio sotto molti punti di vista.

Stella, a Ddl morto riesce a darsi alcune spiegazioni che vadano oltre i numeri che non tornano nel pallottoliere di Palazzo Madama?

“In effetti a parte l’assenza un po’ stonante di Renzi che come intestatario delle unioni civili avrebbe potuto posticipare il suo tour in Arabia Saudita, non mi appassiona capire chi ha tradito le aspettative protetto dal voto segreto. Di certo non solo Italia Viva, ma vado oltre la politica: anche la comunità LGBT ha le sue belle responsabilità. Non c’è stato un adeguato sostegno al ddl Zan, è mancata un’adeguata campagna di sensibilizzazione e quella mobilitazione ad esempio vista per le unioni civili, in questa circostanza è assolutamente stata debole. Affidarsi ad un influencer, per quanto bravo, non è sufficiente nè può essere all’altezza di un paese con un patrimonio valoriale come il nostro”.

E nel vicentino ha colto interesse per la questione? Mi spiego e le giro la domanda: perchè sarebbe stata importante l’approvazione di questo disegno di legge?

“Partiamo da un presupposto: i problemi di tutti i cittadini e i diritti di tutte le persone di questo paese devono essere sempre una priorità. E’ dimostrato matematicamente che dove ci sono più diritti, anche l’economia ne beneficia positivamente. Che si parli di ius soli, di fine vita o di legalizzazione della cannabis, comunque si affronta un tema unico: quello di adeguare le legittime aspettative di tanta parte del paese a ordinamenti ormai vetusti. Poi sul vicentino, senza polemica, è ardua aspettarsi che qui si facciano rivoluzioni. Anche a fronte di temi che dovrebbero produrre delle vere e proprie scosse, la politica locale manca di coraggio: Zaia che in qualche modo benedice la legge Zan aprendo di fatto una crepa nel mondo ‘cattoleghista’ , già è stato tanto”.

Cislaghi: ‘Ben tornati nel Medioevo’

Tra i pochi, pochissimi, a prendere posizione in zona sulla mancata approvazione della legge Zan il giovane consigliere comunale di Velo D’Astico e e coordinatore del locale Circolo PD Luca Cislaghi.

Il post in cui accenna al ritorno del medioevo in Italia la dice lunga sui suoi sentimenti in questo frangente. Me ne parla?

“La mia prima reazione al voto è stata pensare quanto con queste scelte politiche, al posto di progredire, si facciano dei passi indietro quando la società dimostra ogni giorno di essere avanti anni luce alla politica: fare giochi di palazzo per testare i voti per il Presidente della Repubblica sui diritti è disgustoso. Con il Ddl Zan non si è affossato solo il diritto sacrosanto di essere tutelati nelle diversità ma bensì si è confermato che ci sono diversità di serie A e di serie B. Disparità di trattamento tra chi è colpevole nelle discriminazioni. Il testo non riguardava solo la Comunità LGBTQ+ ma anche le donne e la disabilità. Gli applausi da stadio che si sono visti in Senato sono stati riprovevoli, confermando che le mani non fanno male solo quando picchiano. Chi rappresenta le istituzioni dovrebbe avere rispetto per tutti i cittadini soprattutto su argomenti di grande spessore sociale”.

Anche lei come altri ha parlato di poco attivismo e scarsa sensibilità su queste tematiche da parte della politica locale. Mi vuole spiegare?

“Il fatto è che mi impressiona quanto i dibattiti sulla società non vengano quasi mai affrontati nel nostro territorio, quanto silenzio ci sia da parte delle nostre istituzioni locali. Credo che gli amministratori abbiano una visione di società molto più nitida che a Roma ed è da qui che la voce dovrebbe partire, fare in modo che l’attenzione sia alta su questi argomenti, perché anche da noi c’è gente che soffre tutti i giorni perché gli si evidenzia di essere ‘diverso’. Ma diverso da che cosa? Chi viene discriminato ha bisogno che le istituzioni facciano sentire che stanno combattendo una battaglia per loro. I sindaci, i consiglieri e tutto il mondo della politica locale dovrebbe essere in prima linea per difendere ogni suo cittadino da discriminazioni che ogni giorno ci riportano indietro nel tempo e che con il voto e il tifo da stadio del Senato ci hanno di fatto riportato al Medioevo”.

Marco Zorzi

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