Al netto del fatto che la decisione del Governo di rendere obbligatorio il green pass per lavorare è stata presa “su forte pressione di Confindustria e delle altre associazioni datoriali”, e che la Cgil avrebbe invece preferito l’obbligo vaccinale, rimane il fatto che al momento “secondo gli stessi rappresentanti degli industriali veneti sono ancora 300.000 i lavoratori non immunizzati sul territorio regionale” e “questo vuol dire dover effettuare tra i 100.000 e i 150.000 tamponi al giorno oltre a quelli ordinari indispensabili per garantire un tracciamento efficace del virus”. Lo evidenzia Christian Ferrari, segretario della Cgil del Veneto, secondo cui “se non si interviene con misure straordinarie il caos non è un pericolo ma una certezza”. Perché “senza organizzare una logistica straordinaria del tracciamento, decine di migliaia di persone non sarebbero nelle condizioni di lavorare e migliaia di imprese non avrebbero gli addetti indispensabili per garantire la continuità produttiva. Una doppia beffa”.

Evidentemente, attacca il sindacalista, “le imprese non hanno considerato fino in fondo le implicazioni della richiesta avanzata alla politica, e la politica – a sua volta – non si è resa conto delle ricadute concrete della decisione assunta”. Ma ora una soluzione va trovata. E in questo contesto “la Regione Veneto non può limitarsi a chiedere l’estensione della validità del tampone, deve mettere in campo gli interventi necessari a risolvere i problemi pratici dalla cui soluzione dipende il funzionamento del nostro sistema produttivo”, segnala Ferrari, che assegna invece al sindacato il compito di “convincere le persone che rappresenta a vaccinarsi, innanzitutto per tutelare la loro sicurezza e la salute pubblica, e poi per salvaguardare l’occupazione, i salari, la ripresa economica”.

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