Continua il rimbalzo positivo sul mercato del lavoro in Veneto e arriva la conferma che allenta la paura: “Lo sblocco dei licenziamenti non ha prodotto effetti negativi”.

Meno posti di lavoro sono stati persi rispetto al 2019, anno pre covid e cresce l’occupazione anche nei settori che dall’inizio pandemia hanno sofferto di più gli effetti della crisi.

“Dobbiamo lavorare molto sulla richiesta che il mondo del lavoro sta rappresentando con forza: oggi c’è richiesta di lavoro ma mancano i lavoratori”, ha sottolineato Elena Donazzan, assessore regionale al Lavoro, commentando i dati dell’osservatorio sul mercato del lavoro regionale redatto da Veneto Lavoro.

Le cause della mancanza di forza lavoro, denunciata da tempo da molti imprenditori, potrebbe avere diverse cause: il blocco dei licenziamenti ancora in corso, il reddito di cittadinanza che dissuade dall’accettare le opportunità di lavoro e, nel contempo, favorisce il lavoro nero.

Un ulteriore problema è rappresentato dall’incertezza che le imprese si trovano ad affrontare, legata all’aumento esponenziale dei costi della produzione tra materie prime e logistica. Elementi che mettono in difficoltà le aziende nel fare previsioni anche sul proprio fabbisogno di lavoratori e, di conseguenza, si ricorre alla proposta soprattutto di occupazioni a tempo determinato e di breve durata.

“Tutto ciò non contribuisce a spingere un lavoratore ad uscire dallo stato di sussidiato – ha concluso Elena Donazzan – Avremmo dovuto già rivedere le condizioni del reddito di cittadinanza e degli ammortizzatori, obbligando il disoccupato o il sussidiato ad accettare l’offerta di lavoro, pena la perdita del sussidio”.

Dai dati de ‘La Bussola’ emerge che il mese di luglio conferma i segnali di ripresa dell’occupazione in Veneto, con volumi di assunzioni superiori a quelli del 2019 e con un saldo positivo di 6.500 posizioni lavorative dipendenti in più nell’arco del mese, soprattutto grazie all’aumento dei contratti a tempo determinato, che interessano prevalentemente donne e giovani.

Il saldo tra assunzioni e cessazioni in regione nei primi sette mesi del 2021 è, dunque, ormai prossimo a quello fatto registrare nell’analogo periodo del 2019 (73.000 contro 82.000), sebbene la flessione della domanda di lavoro si mantenga attorno al -17% rispetto a due anni fa.

I dati della Bussola di Veneto Lavoro evidenziano un significativo recupero dei posti di lavoro anche nei settori maggiormente colpiti dalla pandemia e più a lungo soggetti a restrizioni, quali commercio e turismo, che registrano saldi addirittura migliori rispetto a quelli di due anni fa e su livelli simili a quelli del 2020. Ad incidere, quest’anno come l’estate scorsa, è l’effetto delle riaperture, che hanno consentito di colmare i mancati reclutamenti dei mesi precedenti. Se, infatti, nel settore turistico si sono registrate negli ultimi tre mesi più assunzioni che nel 2019 (57.000 tra maggio e luglio 2021 contro le 50.000 di due anni fa), estendendo l’analisi anche al mese di aprile il gap con il 2019 è ancora consistente (61.000 contro 70.000).

Lo sblocco dei licenziamenti, entrato in vigore dal 1 luglio, non sembra aver prodotto i temuti scossoni sul mercato del lavoro veneto: nell’ultimo mese i licenziamenti per motivi economici nelle tipologie di aziende interessate dallo sblocco sono stati 656 rispetto ai 698 del 2018 e agli 837 del 2019, interessando 356 aziende a fronte delle 380 del 2018 e delle 392 del 2019.

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