Simile a una compressa da mandare giù con un bicchier d’acqua, è destinata a risolvere i fastidi e i disagi dei tradizionali esami al colon. Si tratta di una microcamera grande come una pillola, da ingerire, che realizza le immagini dell’apparato digerente mentre lo attraversa. I video vengono poi archiviati in un piccolo registratore e poi trasferite sul computer, dove possono essere analizzate dai gastroenterologi endoscopisti. La novità arriva dall’Istituto oncologico veneto ed è un nuovo strumento non invasivo per studiare e analizzare la mucosa dell’intestino. Chiamata ‘PillcamColon2′, il suo debutto è previsto entro la fine del mese e sarà utilizzata soprattutto per i pazienti con rischio più elevato nel sottoporsi all’esame endoscopico tradizionale o che rifiutano la colonscopia. La richiesta andrà fatta dallo specialista, dopo un’analisi del quadro clinico. Nello specifico, la capsula (monouso) ha la forma e la dimensione di una compressa (11×32 mm) e viene ingerita con un po’ d’acqua. Durante il suo passaggio attraverso l’apparato digerente acquisisce immagini simili a quelle ottenute dagli endoscopi e le trasmette al registratore indossato dal paziente, il quale è collegato a una serie di antenne fissate all’addome o alla cintura. Terminato l’esame, le immagini così memorizzate vengono trasferite sul computer per l’analisi da parte del medico. Durante l’indagine il paziente sarà quindi libero di muoversi o riposare a suo piacimento e circa tre ore dopo potrà bere e mangiare. Al termine della registrazione (dalle sei alle otto ore circa) le antenne e il registratore verranno rimossi e il paziente potrà tornare liberamente a casa.

“La maggior parte dei pazienti valutati ambulatorialmente per sintomi intestinali, senza caratteristiche d’allarme, presenta disturbi di tipo funzionale- spiega Alberto Fantin, direttore dell’Unità operativa complessa di gastroenterologia a Padova e Castelfranco Veneto– in questi casi la colonscopia risulta normale o rileva alterazioni non significative da un punto di vista clinico. A volte, purtroppo, la colonscopia può risultare disagevole per il disconfort legato all’insufflazione dell’intestino e al dolore che ne consegue, richiede sedazione endovenosa e in alcuni rari casi può esitare in complicazioni”. La videocapsula, invece, permette di ottenere le immagini endoscopiche del colon senza disturbi per il paziente. La pillola inoltre è utile anche “nei casi di fallimento della colonscopia per difficoltà tecnico-anatomiche o per intolleranza all’endoscopia tradizionale. Inoltre è sicura anche per pazienti con importanti comorbidità e non richiede la sospensione di eventuali terapie anticoagulanti o antiaggreganti”. Fare diagnosi precoci nei casi sospetti e seguire in follow-up i pazienti “è uno dei compiti dello Istituto oncologico Veneto– sottolinea il direttore generale Patrizia Benini- abbiamo ritenuto importante introdurre questa metodica che sarà rivolta prioritariamente ai soggetti che rientrano nel campo specifico di attività dello Iov che sono la prevenzione, la diagnosi e il trattamento delle patologie oncologiche, nello specifico dell’apparato gastroenterico. Con la microcamera-pillola investiamo nella personalizzazione dell’approccio”

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