Il garante è una figura istituita nel 2009 e pensata per essere autonoma dalle istituzioni, ha il compito di promuovere e difendere i diritti dei detenuti e soprattutto di impegnarsi per permettere loro di vivere il carcere come pena rieducativa, che possa reintrodurli nella società, e non semplicemente come mera punizione. “C’è molta strada da fare- afferma Don Carlo- e anzi, forse negli ultimi anni si è anche tornati indietro. È proprio quello che mi ha chiesto la direttrice del carcere di Montorio (Maria Grazia Felicita Bregoli, ndr): riattivare progetti esistenti e coltivare il rapporto col territorio, punto fondamentale visto anche che tante persone in carcere non sono veronesi”. Ed è proprio in questo lavoro di creazioni di legami che la figura di un prete-garante può giocare un ruolo inedito, mobilitando parrocchie e associazioni cattoliche così da creare una vera rete d’aiuto per i detenuti ed incentivare anche il dialogo religioso.
La figura del garante, soprattutto in un momento come questo, ha diverse criticità da affrontare, dalla ripresa dei progetti che coinvolgono i detenuti, che durante la pandemia si sono in gran parte fermati, fino alla difesa dei diritti alla cura e alla salute dei carcerati, spesso messi a repentaglio dal sovraffollamento degli istituti penitenziari e dalla difficoltà di ottenere trattamenti adeguati in caso di forme acute di Covid-19. Per questo Don Carlo accetta con orgoglio la carica fino alla fine del naturale mandato, che coincide con le elezioni amministrative dell’anno prossimo. Poi, spiega il parroco, “dovrò valutare se ripropormi. Vedrò se davvero riesco a dedicare tutto il tempo necessario a questa carica, che faccio su base volontaria ma per la quale avrò anche un ufficio in Comune”.