“Da anni denunciamo il costante processo di privatizzazione di importanti servizi alla persona, processo spesso finalizzato alla riduzione dei costi attraverso una riduzione del costo del lavoro”.
I sindacati di Cgil Vicenza scendono in campo a fianco delle operatrici che assistono i ragazzi disabili a scuola, lavorando per cooperative, che su incarico della Ulss7 forniscono il servizio.
E dopo la denuncia delle stesse operatrici, esasperate da condizioni retributive che si possono oggettivamente definire inadeguate alla mansione, che hanno chiesto aiuto perché con il loro basso stipendio e le tantissime ore tagliate a causa della pandemia, i sindacati prendono posizione. Dicendosi però soddisfatti di almeno un risultato ottenuto: il blocco della trattenuta del 4% sullo stipendio per operatrici e operatori socio-sanitari della Cooperativa Sociale Insieme si Può che eroga il servizio di integrazione scolastica per conto dell’Ulss7 Pedemontana.
“Un risultato che riafferma con forza la dignità delle molteplici figure impiegate in questo servizio, composto da donne e uomini che da molti anni si occupano di bambini e ragazzi fragili all’interno delle scuole e degli asili del territorio – spiega Giulia Miglioranza, Segretaria Generale Funzione Pubblica CGIL – Si trattava di un atto dovuto, una garanzia a favore di chi nel 2020 ha trascorso molti mesi in cassa integrazione a causa della pandemia, vedendo così diminuire notevolmente la propria capacità reddituale. Un ennesimo intervento di riduzione del salario sarebbe stato inaccettabile e insostenibile per moltissimi lavoratori, costretti in questo caso a considerare nuove opportunità occupazionali che avrebbero fatto venire meno la continuità nell’assistenza, elemento imprescindibile per un servizio di qualità, come ha l’ambizione di essere quello dell’integrazione scolastica”.
C’è ancora moltissimo da fare, la riduzione non basta
I sindacati ammettono però che c’è ancora moltissimo da fare, “a partire dall’annoso problema del monte ore settimanale non garantito al personale e dall’esigenza di consentire continuità lavorativa ad operatrici e operatori durante il periodo di chiusura delle scuole. Il fatto che la garanzia del monte ore contrattuale sia subordinato alla presenza a scuola degli utenti, senza la certezza di sopperire alle ore mancanti ad esempio attraverso sostituzioni, comporta come logica conseguenza una retribuzione che ogni mese varia a seconda dell’orario eseguito. Si tratta di un’anomalia che riguarda gli appalti per il servizio di integrazione scolastica dell’intera provincia, e che deve essere affrontato per trovare una soluzione che eviti di scaricare sul personale le difficoltà di gestione del servizio – ha continuato Giulia Miglioranza – Da anni denunciamo il costante processo di privatizzazione di importanti servizi alla persona, processo spesso finalizzato alla riduzione dei costi attraverso una riduzione del costo del lavoro. Lavoro attraverso cui passa, lo ricordiamo, la qualità dell’assistenza a persone fragili e non autosufficienti. Lavoro che non può essere ritenuto un semplice costo da tagliare per far quadrare i conti. Siamo convinti che serva mettere mano complessivamente al sistema, riaffermando la priorità della gestione pubblica dei servizi alla persona. Nel frattempo, serve provvedere affinché i bandi di appalto evitino derive come quelle previste nella gestione dei servizi di integrazione scolastica, dove lavoratrici e lavoratori si trovano di fatto a pagare un prezzo altissimo nella gestione di un servizio tanto complesso e delicato”.
di Redazione Altovicentinonline