“Da mesi denunciavamo la fuga e carenza di ortopedici e ci davamo dei gufi. Ora lo mette nero su bianco la Regione. E pensare che Roberto Marcato, assessore regionale, solo poche settimane fa mi prendeva in giro in televisione”.
Sorride Carlo Cunegato, consigliere comunale di Coalizione Civica Schio ed esponente de Il Veneto che Vogliamo, le cui battaglie per la sanità pubblica hanno fatto di lui il punto di riferimento del territorio. Un riferimento che, solo per una questione partitica (i sindaci hanno preferito dare appoggio a Lega o Pd), non lo ha fatto approdare in Regione dove avrebbe potuto far valere la sua voce con un ruolo più definito.
Ma tant’è.
“A darmi ragione sono i fatti”, dice. Ma se da un lato è soddisfatto perché questo dimostra la sua preparazione, dall’altro è consapevole che la cosa ‘non è buona e giusta’. Tutto questo senza nascondere che una buona dose di problemi sono di carattere nazionale, semplicemente consapevole che qui, nell’Alto Vicentino, si poteva e si doveva fare di più. Molto di più.
Cunegato, ci racconti. Ora si parla di ortopedia…
A gennaio denunciavamo la fuga degli ortopedici, ci davano dei gufi. Adesso è una delibera della Ulss7 a parlare di un reparto al collasso. Che devo dire? Grazie Zaia…
Ci dia un po’ di numeri.
Di fronte allo studio di Anao Assomed che ricordava come nel 2019 quasi il 6% dei medici ospedalieri in Veneto avesse lasciato la sanità pubblica prima della pensione, abbiamo chiesto il dato del 2020 in consiglio comunale, in merito all’ospedale di Santorso. Non abbiamo ottenuto risposta. Non sappiamo nemmeno quanti siano stati in percentuale i medici a lasciare l’ospedale di Santorso. Tuttavia, abbiamo ottenuto dei dati, che confermano le preoccupazioni che manifestiamo da anni. Il quadro segnala una tendenza drammatica. Se non si pone un freno a questo esodo, tra qualche anno non avremo più una sanità pubblica nell’Alto Vicentino.
Ci dica…
Nel 2019 34 medici hanno smesso di lavorare a Santorso e ci sono state 20 assunzioni, con una perdita quindi di 14 professionisti. Nel 2020 la situazione è altrettanto grave con 32 perdite e 20 assunzioni, un bilancio negativo di 12 professionisti. Quindi in due anni l’ospedale va avanti con 26 medici in meno. E mancano i dati del 2021, che, viste le delibere da poco pubblicate dall’Ulss, sono ulteriormente drammatici. Da questi numeri emerge un’altra considerazione: a differenza di quanto afferma la Lega il problema non è dato dalla mancanza di medici, ma dal fatto che i medici fuggono. In particolare è evidente la dipartita di questi professionisti dall’ospedale del nostro territorio. Nel 2019, per quanto riguarda le 34 cessazioni, solo 2 sono dovute a pensionamenti. Perché se ne vanno tutti? Anche nel 2020, rispetto alle 32 cessazioni solo 6 sono pensionamenti. Una vera e propria emorragia. Preoccupano i numeri di anestesia: in due anni 8 cessazioni e solo due arrivi. Meno 6 anestesisti. Cardiologia: 6 cessazioni e 2 arrivi. Meno 4. Ortopedia: 8 cessazione e tre arrivi. Meno 5. Pediatria: 3 cessazioni, nessuna per pensionamento e un arrivo. Meno 2. Radiologia: 5 cessazioni (0 pensionamenti) e 0 arrivi. Meno 5.
Lei e il suo collega Giorgio De Zen siete in contatto con molte figure professionali.
Ieri abbiamo parlato con un medico che aveva una voce tra il triste e l’indignato. Diceva che a Santorso c’è un senso di desolazione e sconforto. Diceva che stanno distruggendo tutto, che la sanità pubblica non può essere ridotta così. Quando chi governa la sanità regionale darà un segnale forte? Dobbiamo assistere a questo sfacelo ancora per quanto? Appena la pandemia lo permetterà, non ci resta che ritornare in piazza.
Lei è sempre criticato, sbeffeggiato in tv da alcuni assessori regionali. Eppure, da cittadina osservatrice, realizzo che lei va sempre ‘munito’ di numeri e dati, parla composto, è adatto al ruolo. Personalmente trovo che lei abbia un ruolo molto più istituzionale di chi le viene messo contro.
Nell’ultimo appuntamento televisivo mi sono trovato con l’assessore regionale Elena Donazzan che mi diceva che dovevo tacere, che non si fa politica sulla sanità. Dall’altra parte l’assessore regionale Roberto Marcato che mi prendeva in giro senza stile, inneggiava al farmi ridere addosso. Il problema però è molto più serio: quando critichi il potere raccontando il declino di un sistema, le strategie con le quali il sistema si difende si ripetono nel tempo. Esiste l’effetto Berlusconi-Saviano. Gomorra sputtana l’Italia, non la Camorra. Il problema non è chi commette un crimine, ma chi lo denuncia. In pratica la sanità Veneta andrebbe male per colpa di chi ne critica la decadenza.
In effetti, da tempo notiamo che se uno ‘osa’ esprimere dubbi, o critiche, pur se super motivate e supportate da numeri, viene considerato una sorta di eretico, viene bullizzato, messo al bando.
La Lega del territorio lo ha ripetuto più volte: la sanità del territorio va male per colpa dei ‘sinistri’ criticoni, non per colpa della Lega, che la gestisce. La variante al tema la propone la Donazzan: non si fa politica sulla sanità. Bisogna tacere. Poi c’è l’argomentazione Marcato e la formula magica: Benchmark! Abracadabra. Mi ha detto “cosa spari numeri a caso, qui vengono a curarsi anche i siciliani”. I leghisti dicono che abbiamo una sanità più efficiente della Sicilia. Ma le mie ricerche mi portano ad affermare che è pure meglio di quella dello Zimbabwe, dove il reddito pro capite è di 786 dollari all’anno, e pure del Burundi. Grazie Zaia. Grazie Marcato. Fintanto che si paragona il Veneto a territori che sono oggettivamente in condizione inferiore è chiaro che siamo meglio. Si cominci a fare un paragone con l’Emilia o magari con la Baviera. Vediamo cosa succede.
Ci dia la sua visione.
Il ragionamento dovrebbe essere diverso: come era la sanità veneta quando l’hanno presa in mano i leghisti nel 1995 e com’è oggi? Parlo per il mio territorio. Alla fine degli anni ’90 l’Ulss 4 era un modello virtuoso. I servizi erano d’eccellenza e il bilancio in attivo. I dirigenti viaggiavano in tutto il paese per raccontare un esempio di successo. Poi sono arrivati loro: ospedali in project financing, riforma sanitaria che accentra, un modello di gestione che svilisce la professionalità dei medici e degli operatori. Oggi la sanità nell’Alto Vicentino è totalmente scassata.
Avevate iniziato informando che mancavano gli anestesisti.
Vi ricordate che vi avevo mostrato una delibera dell’Ulss7 che riconosceva la mancanza di anestesisti che da anni denunciavamo? Noi eravamo delle Cassandre sinistre, ma forse avevamo ragione. Infatti poi la Ulss7 ha fatto una convenzione per reperirne da altre Ulss.
Poi gli ortopedici.
A fine gennaio denunciavamo la mancanza di ortopedici. Qualche anno fa erano 13, a gennaio 7. Sapevamo che se ne sarebbero andati altri e che, per questo motivo, non si sarebbe più riusciti a garantire la sala operatoria, la sala gessi, la guardia notturna, il pronto soccorso. Si rischiava, dicevamo, di perdere un reparto. Inaccettabile. Eppure ancora una volta, invece di dire “oh cavolo, c’è un problema grave da risolvere per il bene dei cittadini”, si sono preoccupati di dire a noi “Gufi sinistri, portatori di sventura, iettatori plumbei”. Poi, improvvisamente, nella delibera dell’Ulss 7 del 4 Giugno 2021 si legge: “Il numero di ortopedici in servizio presso l’ortopedia di Santorso è di 3 unità, oltre al Direttore, a seguito delle dimissioni di 3 medici avvenuto nell’anno in corso, motivo per cui l’organico attualmente in carico non è sufficiente a garantire tutte le attività proprie dell’UOC, in particolare l’assistenza in reparto, al pronto soccorso e nelle sale operatorie”.
Profezia o preparazione?
Preparazione, studio. Consapevolezza che la sanità richiede una programmazione. Una programmazione con un fine preciso, cioè il bene dei cittadini. La sanità non cade dall’alto, è pagata con i nostri soldi, con i soldi di tutti. Con i soldi di chi paga le tasse. Per questo, chi ci governa, ha il dovere di essere serio, istituzionale, deve spiegare ai cittadini perché le cose non vanno. Deve gestire il comparto sanitario con criterio, per dare servizi e fare in modo che gli ospedali funzionino. La sanità è una cosa seria, per questo, tutto sommato, avere ragione mi piace, ma mi preoccupa per il futuro.
Anna Bianchini