di Fabrizio Carta

Avevano promesso l’anno bianco contributivo, un favoloso anno della cuccagna in cui tutti potevano non pagare i contributi previdenziali all’Inps, ed alla fine è arrivato.

Sì, ma solo per i novantenni se accompagnati dai genitori!

L’idea, quella di ‘abbuonare’ per un anno il pagamento dei contributi INPS ad artigiani, commercianti e professionisti danneggiati dai vari lockdown, era nata in piena crisi pandemica. Ma già nelle prime fasi di passaggio dagli annunci spettacolistici alla pratica, la bolla (la balla?) aveva iniziato a sgonfiarsi.

Presa in considerazione realisticamente solo nella legge di bilancio 2021, la misura è risultata da subito molto limitata nelle aspettative. Fin dalle prime battute, infatti, sono stati ipotizzati paletti, sia legati al calo di fatturato, che di tipo reddituale, anche se tutte le decisioni per definire i criteri e le modalità di accesso all’azzeramento o alla riduzione dei contributi venivano rimandate, in attesa di un decreto attuativo del Ministero del Lavoro e del MEF.

Anche i fondi stanziati, in ragione dell’impegno, sono sembrati immediatamente ridicoli: un miliardo di euro, una somma di tutta evidenza insufficiente, in ragione di quanto promesso.

Dalla legge di bilancio sono passati ben cinque mesi, ed alla scadenza per il versamento della prima rata degli acconti INPS sui redditi minimali del 17 maggio, del Decreto tanto atteso nessuna traccia. Mille bozze circolano e si susseguono, ma ad oggi nulla di certo ancora.

L’unica certezza trapelata è che saranno in pochi, ma veramente pochi, a poter fruire del beneficio. Ai vincoli di calo di fatturato, che verosimilmente rimarrà fissato in misura del 33%, si aggiunge un ulteriore vincolo reddituale; il beneficio spetterà infatti solamente a lavoratori autonomi e professionisti con reddito fino a 50.000 euro. Altro paletto: sono esclusi dall’esonero contributivo i dipendenti ed i pensionati. Ma la vera chicca è la richiesta del DURC: i pochi fortunati che possiedono contemporaneamente tutti i requisiti già detti, infatti, dovranno essere completamente a posto con i versamenti pregressi.

Cioè, ti danno i soldi perché sei in crisi e guadagni poco, ma nonostante la crisi devi aver pagato tutto fino all’ultimo centesimo. È evidente che più che un aiuto sembra una vera e proprio presa per i fondelli.

Inoltre, il beneficio stesso sarà molto ridotto. Se sei riuscito a completare la tua corsa ad ostacoli e possiedi tutti i requisiti, infatti, prima dovrai andare dal tuo professionista di fiducia per inoltrare una domanda formale di accesso al beneficio. Poi, se la domanda verrà accolta potrai partecipare alla distribuzione del fondo, che il nuovo governo pare abbia rifinanziato alzandolo a due miliardi e mezzo di euro.

Sarà proprio tale somma che verrà distribuita ai miracolati, con un tetto massimo di 3.000 euro, da ricalcolare al ribasso in ragione delle domande accettate. Quindi, se i contributi di un anno sono quasi quattromila euro, partiamo già da tre, con potenziali automatici ribassi.

Ma non è finita qui! L’esonero è riconosciuto per i contributi “di competenza 2021”, ma solo per le rate con scadenza “entro il 31 dicembre 2021”.

In pratica viene automaticamente esclusa la quarta rata di acconto, che per ogni anno contributivo viene pagata a febbraio dell’anno successivo, per cui si potranno potenzialmente non pagare solo tre rate, che già da sé assommano a meno di tremila euro (circa 960 euro per 3 rate).

E come ‘perculata finale’, ciliegina sulla torta, nell’attesa del decreto attuativo hanno fatto scivolare i giorni fino alla scadenza naturale del versamento della prima rata dei contributi di oggi, dando comunicazione della possibilità di effettuarlo entro il 20 agosto senza sanzioni, solo con un comunicato stampa dell’inps uscito nel pomeriggio di giovedì 13 maggio, quando tutti quelli che potevano pagare avevano già pagato.

Perché, come ogni partita iva sa, il commercialista nella grande maggioranza dei casi manda da pagare con cospicuo anticipo. E non solo. La maggior parte dei pagamenti avviene via Entratel, e naturalmente uno studio che deve mettere in pagamento qualche centinaio di F24 non aspetta sicuramente l’ultimo giorno per farlo.

Ebbene, una volta effettuato un pagamento via Entratel, si può richiedere di annullare l’invio solamente con almeno due giorni lavorativi di anticipo. In pratica, dall’uscita del comunicato stampa, rimaneva solo qualche ora per annullare tutti gli invii. Chi invece aveva pagato autonomamente con la propria banca, avrebbe avuto a disposizione la sola mattina del venerdì per correre in agenzia e chiedere di bloccare il versamento.

Ah, quasi dimenticavo.

L’anno bianco – o diversamente colorato – contributivo, è una gentile concessione subordinata all’autorizzazione della Commissione Europea. Che ancora non c’è.

Ed io, indignatissimo, non posso che essere d’accordo con Antonello Venditti quando in perfetta rima baciata cantava che “è una questione politica, ‘na grande presa pe’r culo!”

Ad maiora!

Fabrizio Carta

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